The Misha Sessions

the misha sessions_19 agosto_borcadj-set/live-set
giovedì 20 agosto, ore 18.00
Aula Magna-Gabbia dell’orso
Colonia ex Villaggio Eni di Borca di Cadore

Pier Luigi Sacco (dj-set) – Roberto Paci Dalò (live-set)

 

 

 
 
Continuano le scosse, a Borcia.
Mica le frane, nemmeno sismi o bradisismi.
Semplicemente, come sempre abbiamo detto, questo Villaggio spaventoso, con la sua Colonia inesausta (colonia penale per artisti, un campo di deportazione poietica), continua a crescere il suo indice di performatività, pullulante com’è in queste settimane di artisti, imprenditori e manager, uomini di cultura, persone deste, a vedere, pensare, immaginare, progettare. Tutti costoro, insieme ad un altro virtuoso: il patetico ladro di acquerelli, che stiamo braccando, e presto squarteremo vivo in pubblico.

La terraformazione di Dolomiti Contemporanee 2015, anche in Progetto Borca, è una nuova via, l’unica possibile, che perseguiamo da cinque anni, in barba alle stolide inerzie.
Prendi il sito, e suonalo come un cordofono, pizzicandone le corde d’acciaio, a mettere in risonanza la cassa (una cassa armonica da 30.000 metri quadri), una cassa spaziale che, in realtà, non aveva mai smesso di emettere suono, un suono che è un tremito, che si trasmette a chiunque entri nell’antro (a tutti tranne agli eunuchi culturali), che non muore mai, e che basta richiamare per accrescer subito (era lì ad aspettare).

E allora, giovedì 20 agosto, una nuova scossa sarà a Borcia, dove tutto sorprende perché nulla mai fu immaginato (da Mattei e Gellner) e costruito “come da esperienza”, ed ogni cosa e sua parte fu, e rimane, scossa e rigetto (rigetto delle prassi, e delle idee, e delle forme note, che contentano gli assopiti, e chi non è desto, e nel suo sonno profondo nessuno spazio esplora, nemmeno quello onirico, che non è in posa, affatto), e dietro ad ogni angolo e rampa c’è uno scarto, ormai aspettato, nel suo essere imprevisto, come, chessò (lo so bene assai), ad ogni pagina di Kafka, inventore della forma di narrazione (di speculazione) geologico-determinata più determinata di sempre (tutto fermo, e tutto in vibrazione, nessun dettaglio superfluo, nessuna storia da bersi come un immondo tonico fisiologico, per far ruttini letterari, e invece una pece mobile, che fa i paesaggi autentici, scavandone le stereometrie minime di senso: come in Bernhard: come in Gellner: tra l’altro, tutto ciò ha funzione di pulizia ed igiene: il rigore formale –sempre poetico, in senso scientifico, stermina la volgarità cannibale di ogni plot d’intrattenimento; non esistono i romanzieri; esiste il testo, che non è altro, ancora, che spazio),

E insomma, parentesi a parte, giovedì 20 agosto 2015, la nuova scossa la daranno Pier Luigi Sacco e Roberto Paci Dalò.
Un economista della cultura a suonare musica elettronica – in sequenza terraformante – insieme ad un artista visivo e musicista? Un incontro tra dischi e macchine dove il bpm della minimal techno della miglior tradizione, incontra folate di suoni strumentali e synth modulari. E dove Sacco e Paci Dalò dialogano in un continuum nel quale generi e suoni si confondono a creare qualcosa di inaudito, appositamente (e eccezionalmente) per #progettoborca.

Un economista della cultura a suonar musica techno nella gabbia dell’orso, in sequenza terraformante, insieme ad un artista musicante?
Ma come la intendono dunque, la cultura, questi signori qua, si domanda la zia del Ministro, mentre rammenda un calzino grigio, usando un volume della treccani come poggiaferro?
Ma la zia del Ministro ha capito quel che abbiamo scritto sopra, sull’eterno-nuovo farsi delle cose e del loro senso, traverso le armi e gli attacchi deliberati a norme e consuetudini, perpetrati ai loro danni da quei pochi umani normali e resistenti che si ostinano a rimetter sempre ogni cosa e forza in gioco e in rete, senza far note ai testi di altri, ma scrivendo ancora e sempre lo spazio?
Macchè, la zia del Ministro non capisce.
E noi, nella gabbia dell’orso, mica la invitiamo.
Gli altri però sì, a sentire e vedere.
Che l’economia (culturale) dei paesaggi, la fanno (la suonano), semplicemente, gli uomini desti che spesso han frange e dendriti nella testa (diciamo, un ciuffo internocranico, di liane encefaliche), e s’ingegnano a traforarsi la fronte, per farne uscire il secreto.

 

Le foto dell’evento.

 

The Misha Sessions (First growl) - il video.

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