Ugo Zalunardo, docente emerito di organo e composizione organistica presso il conservatorio statale di musica G.Tartini di Trieste, è stato per oltre 40 anni l’organista del Villaggio Eni. Qui di seguito il suo sguardo, scritto per Progettoborca ad aprile 2016.
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Ritorno col pensiero alla fine degli anni ’50, che sono stati per me anni spensierati di gioventù, che vivevo serenamente e in allegra compagnia con tanti buoni amici e compagni di scuola delle superiori. Con alcuni di questi ero solito trascorrere il mese di agosto in montagna a Tai di Pieve di Cadore. Appassionati tutti di montagna, passavamo quei giorni fra riposo, allegre giornate e tante, tante passeggiate fra rifugi ed escursioni in alta quota.
In quegli anni era iniziata la costruzione del “ Villaggio Sociale ENI” (allora così chiamato). Per il Cadore fu un avvenimento senza precedenti che suscitò curiosità, interesse, perplessità e qualche resistenza. Nel progetto dell’Architetto Edoardo Gellner era prevista la costruzione di villette unifamiliari, di una colonia, di un campeggio, di due alberghi e di una chiesa, tutto puntualmente realizzato.
Nella mia estiva frequentazione di quella zona del Cadore, fui testimone della nascita del Villaggio e della chiesa che era bella, grande e artistica, ma fui incuriosito soprattutto da quello che dicevano gli abitanti della zona: “Nella chiesa del Villaggio stanno costruendo un organo eccezionale!”. Per me, amante della musica d’organo e dilettante appassionato, ci volle poco per soddisfare la curiosità che provavo. Con qualche amico, una domenica pomeriggio andai nel Villaggio ENI. Era il 1962.
Arrivato alla chiesa fui colpito dalla sua forma architettonica. Mi sembrò di essere davanti a due mani congiunte in preghiera. La snella guglia che svettava decisa verso il cielo, dava un tocco di leggerezza a questa delicata struttura immersa in un contesto di verde, quasi protetta dalla splendida maestosità del monte Antelao. Con una forte emozione entrai nella chiesa che all’interno era anche più bella, ma il mio principale interesse era rivolto soprattutto all’organo.
Negli ultimi banchi a sinistra vidi un frate francescano seduto in preghiera: mi sembrò subito semplice, umile e decisamente con atteggiamento spirituale. Con un certo riguardo mi avvicinai e gli chiesi il permesso di suonare l’organo appena inaugurato. Il frate alzò gli occhi dal suo libro di preghiera, mi guardò con occhio severo, ma disponibile. Depose il libro, mi accompagnò nella cantoria dove si trovava la consolle dell’organo e poi ritornò al suo banco. Io mi misi a suonare, cercando di sentire le diverse sonorità e potenzialità dello strumento.
Con mia profonda meraviglia, dopo un po’ di tempo il frate ritornò da me e mi propose di suonare qualche brano alla messa serale delle 19,30. Io, emozionato, accettai molto volentieri e quel momento fu per me di una importanza tale che mi cambiò la vita. Quel frate apparteneva all’Ordine dei Francescani Minori, si chiamava padre Simpliciano Zanzoni ed era originario di Verona.
La passione per la montagna lasciò spazio, anche se non del tutto, alla passione per la musica organistica. Continuai per tutto quel mese di agosto a Tai di Cadore ad animare non solo le messe domenicali delle 19,30, ma anche quelle del mattino alle 11,00. Questo mi costrinse a mettere un po’ di ordine nelle mie giornate e a migliorare le mie esecuzioni all’organo, fino ad allora limitate ad un livello dilettantistico.
Iniziarono così, in quell’anno 1962, una collaborazione e una sintonia sempre crescenti con P. Simpliciano. Le mie prestazioni organistiche diventarono più accurate per rendere più solenni e raccolte le messe domenicali nella chiesa del Villaggio, che il Padre volle dedicare a “Nostra Signora del Cadore”; nello stesso tempo stabilì che la festa patronale cadesse il 15 agosto (festa anche dell’Assunta), perché in questo periodo la montagna è nel suo massimo splendore estivo, e commissionò allo scultore L. Strazzabosco di Padova una statua della Madonna “Nostra Signora del Cadore”, tuttora presente nella chiesa.
La collaborazione si andò intensificando sempre più e non si limitò soltanto al mio mese di vacanza in montagna, ma, col passare del tempo, P. Simpliciano richiese la mia presenza tutte le domeniche della stagione turistica (da metà Giugno a metà Settembre). In seguito si aggiunsero le festività natalizie (da Natale all’Epifania) e la settimana di Pasqua. Non mi era difficile essere presente perché facevo l’insegnante e i due periodi coincidevano con le vacanze scolastiche. Per le messe egli volle che fosse esposto all’ingresso della chiesa il programma dei brani che venivano eseguiti nei vari momenti delle celebrazioni, alle quali venivano sempre più residenti e turisti da tutta la vallata.
La novità del Villaggio ENI, la stupenda architettura di tutto il complesso e in particolare della chiesa, le messe celebrate da P. Simpliciano con una coinvolgente spiritualità, i brani organistici appropriati ai vari momenti della celebrazione liturgica, fecero diventare la chiesa un punto di grande interesse e di attrazione per tutta la popolazione della vallata del Boite, fino a Calalzo e oltre. La chiesa, pur capiente, sembrava diventare sempre più piccola. P. Simpliciano mi diceva spesso che a richiamare tanta gente non erano le sue messe e le sue omelie, ma la mia musica. Il richiamo più forte però era la sua spiritualità nella celebrazione delle SS. Messe: guardando lui, tutto assorto nel mistero che stava celebrando, si veniva coinvolti e si avvertiva che Dio era presente. Non si poteva restare indifferenti.
P. Simpliciano, innamorato della musica in genere e in particolare di quella organistica, non si accontentò di assicurare un adeguato servizio organistico durante le liturgie, ma volle anche organizzare nella chiesa qualche concerto d’organo. Piano, piano prese così l’avvio una serie di stagioni concertistiche di notevole livello. E questo grazie alla direzione artistica di un mio carissimo concittadino e amico noalese, il maestro Luigi Celeghin, organista e organologo di livello internazionale, titolare della cattedra d’organo e composizione organistica presso Conservatori Statali di Musica, purtroppo deceduto il 15.12.2012, al termine di un concerto tenuto a Roma. Luigi Celeghin iniziò il suo lavoro di insegnante al Conservatorio di Bari e in seguito passò a quelli di Bolzano, Milano, Venezia e infine al S. Cecilia di Roma. Ovunque egli formò un notevole numero di diplomati che diventarono, a loro volta, concertisti e insegnanti di Conservatorio.
Lo presentai a P. Simpliciano e iniziò subito una proficua collaborazione che vide passare all’organo della chiesa del Villaggio i più importanti e qualificati organisti di tutta Europa. La stagione concertistica, costituita da quattro concerti, si svolgeva nei mesi di Luglio e Agosto e fu organizzata per molti anni di seguito. Si tennero concerti d’organo, organo e orchestra, organo e tromba, organo e quartetto di fiati e concerti per due organi. Per diversi anni la stagione concertistica venne aperta e chiusa dall’esibizione del “Coro Cortina”, diretto allora dal compianto Dr. Giancarlo Bregani.
Tutta la vallata del Boite, e non solo, ebbe da questa attività un risveglio culturale notevole. A questo si aggiunse l’interesse del M° Luigi Celeghin per l’organaria artistica, abbondantissima in Cadore, ma quasi del tutto in abbandono, a cominciare dall’importante organo di Gaetano Callido (1727-1813) della Chiesa Parrocchiale di Borca di Cadore. Luigi Celeghin si interessò moltissimo a questo strumento tanto che si arrivò a farne un restauro storico, con la fattiva collaborazione del Parroco di allora, Don Osvaldo Bortolot.
Dopo il restauro, l’organo fu collaudato dallo stesso Celeghin che tenne l’indimenticabile concerto di inaugurazione.
In quegli anni, proprio grazie all’iniziativa appassionata di P. Simpliciano e alla matura competenza del maestro Celeghin, in tutto il Cadore fu un fiorire di restauri di organi storici e di concerti. In seguito, per l’interesse e l’amore di alcuni appassionati, si giunse alla costituzione dell’Associazione “Organi storici del Cadore” che ancor oggi organizza egregiamente un itinerario organistico annuale, giunto ormai alla 22° edizione, inoltre programma concerti, conferenze e pubblica testi su temi di organaria e altro.
Con il passare del tempo il mio impegno organistico diventò sempre più esigente e decisi di iniziare uno studio più sistematico per passare dalla fase di autodidatta a quella professionale. Guidato dall’amico Luigi Celeghin, iniziai lo studio in Conservatorio e lo conclusi con il diploma in organo e composizione organistica presso il Conservatorio di musica “Benedetto Marcello” di Venezia. Seguì poi l’esame di concorso a cattedra per l’insegnamento di organo e composizione organistica in Conservatorio. Vinsi la cattedra a Foggia e poi passai a Venezia, Trento e Trieste. All’insegnamento unii lentamente una discreta attività concertistica in Italia e in Europa.
Nel Villaggio non maturò soltanto la mia realizzazione come organista professionista, ma nacque, crebbe e si realizzò anche la mia famiglia. Con la mia fidanzata, Letizia Cargnin, cominciai a trascorrere periodi di vacanza al Villaggio fin tanto che nel 1969 ci unimmo in matrimonio. P. Simpliciano ci fu sempre vicino come amico, confidente, consigliere e sostegno nelle difficoltà e noi lo ricambiammo con grande affetto, anche nel periodo in cui si ammalò e fu curato all’ospedale di Pieve di Cadore per passare poi all’infermeria francescana di Saccolongo – Padova. La nostra unione fu allietata dalla nascita di nostro figlio Francesco che, ad appena cinque mesi, venne con noi a dicembre nel Villaggio, perché io ero impegnato a suonare l’organo per le festività natalizie. Ricordo con piacere le passeggiate con mia moglie e il bimbo nella carrozzina in un paesaggio di sole, cime innevate, boschi circondati da tanta, tanta neve. Questa presenza familiare si ripetè a Pasqua, nel periodo estivo e per tutti gli anni successivi, fino a quando, nel 2004, P. Simpliciano lasciò il Villaggio e, in obbedienza ai Superiori, si trasferì al Convento, a Cortina, presso il Santuario “Madonna della Difesa”. Così ebbe termine il mio servizio di organista nel Villaggio, durato per ben 42 anni.
Durante tutti quegli anni passati al Villaggio, fummo ospitati da P. Simpliciano nella sua villetta. Mia moglie, libera dall’insegnamento, faceva le pulizie straordinarie della casa, dei paramenti sacri, delle tovaglie dell’altare così che, al nostro ritorno a casa, al termine delle vacanze, l’ordine e la pulizia fossero ripristinati, laddove P. Simpliciano non era in grado di arrivare. Io trascorrevo ogni giorno molte ore di studio all’organo per preparare i brani da suonare durante le SS. Messe e i concerti che ero invitato a tenere.
Mentre studiavo, venne più volte a salutarmi l’Architetto Edoardo Gellner che accompagnava qualche visitatore di riguardo alla chiesa.
Furono anni splendidi! Era bello vivere nel Villaggio: contorno di splendide montagne, bosco fresco e incantevole, vitalità di attività e persone di tutte le regioni d’Italia con le quali intrecciare amicizie e relazioni nuove, alcune delle quali sono ancora vive. Ricordo il parco giochi per bambini, adiacente all’albergo Boite e la pista di pattinaggio su ghiaccio preparata nel periodo invernale a fianco dell’albergo (ora residence) Corte. Indimenticabile e molto suggestiva la fiaccolata che la Direzione del Villaggio organizzava nella notte di Natale. Gli ospiti partivano dall’albergo Boite con le fiaccole accese e giungevano alla chiesa. La luminosità delle fiaccole e i riflessi sugli abeti carichi di neve e sul paesaggio circostante, creavano un’atmosfera natalizia toccante che predisponeva gli animi ad entrare nel mistero del Natale. Dopo la S. Messa di mezzanotte, all’uscita dalla chiesa, era servita a tutti una calda tazza di vino brulè e, fra canti e suoni, ci scambiavamo in amicizia gli auguri di Buon Natale. Vivacissime poi le passeggiate per le strade e i sentieri del Villaggio dei ragazzi ospitati in campeggio e dei bambini della colonia, vestiti con variopinte divise differenti per gli uni e per gli altri, una festa di colori alla quale si univa l’allegro vocio spensierato e spesso il canto.
Dedico un pensiero particolare alla dignità e all’amore con cui P. Simpliciano, figlio di S. Francesco e amante del bello e della natura, si impegnava costantemente per mantenere decorose la Chiesa e le adiacenze. Ricordo i geranei che coltivava sulla terrazza della sua villetta, con cui addobbava l’altare per le SS. Messe e nelle altre feste, facendo diventare il presbiterio della chiesa uno splendido giardino fiorito. Egli si prodigava in modo ammirevole a mantenere sempre l’ordine e la pulizia nei due piazzali attorno alla chiesa. Anche d’inverno, con la neve, per evitare che lo spazzaneve del Villaggio rovinasse la pavimentazione dei cubetti di porfido, P. Simpliciano, seppur anziano, provvedeva con le sue mani a pulire i due piazzali e il sentierino che li collega, con la pala o con un piccolo spazzaneve a motore che aveva acquistato appositamente. E non si può dimenticare il “concerto” dei suoi canarini (da cento a centocinquanta) che allevava con passione in due gabbie molto grandi. Nelle giornate di sole le spostava dal garage, dove le teneva, al piazzale davanti alla villetta. Erano un variopinto e armonioso richiamo per grandi e piccini.
Riandando col pensiero alla vitalità e all’armonia architettonica, paesaggistica, artistica e umana di allora, sento crescere il desiderio che tutte queste condizioni rivivano ancora. In particolare, sarebbe un sogno per me veder ritornare la chiesa centro di spiritualità francescana semplice e avvolgente, come aveva voluto e realizzato l’indimenticabile P. Simpliciano. Vorrei che l’organo fosse restaurato e tornasse efficiente con le sue variopinte e possenti sonorità così che la chiesa del Centro Vacanze potesse diventare nuovamente un centro di cultura musicale come nel lontano 1962, anno che ha rappresentato per tutto il Cadore un forte risveglio dell’amore per la musica organistica e per i preziosi strumenti che gli appartengono. Di alcuni dei migliori concerti tenuti nella chiesa ho ancora delle registrazioni che ogni tanto ascolto e che mi fanno sperare che ancora possa rivivere una pagina indimenticabile. Soprattutto per l’Associazione “Organi storici del Cadore” sarebbe una buona occasione per ampliare la propria sfera di azione nella valorizzazione della musica organistica.
“Far rivivere” dovrebbe essere l’imperativo comune, perché purtroppo sia la chiesa che i due piazzali adiacenti e l’esterno della villetta di P. Simpliciano denotano segni di degrado che disturbano gli occhi dei visitatori, abituati in passato a vedere ben altro decoro. Un adeguato restauro e una accurata pulizia di tutta la zona sarebbero un importante e dignitoso “biglietto da visita” per un’opera d’arte moderna così particolare come la Chiesa “Nostra Signora del Cadore” e per il suo contesto.
Non si vive certo di passato, ma spero che da questo mio affettuoso ricordo possa ripartire una vitalità nuova che recuperi e potenzi quanto di bello e di artistico c’è nel Villaggio, una realtà straordinaria che noi abbiamo vissuto e ammirato insieme a molti, molti altri.
Noale, 29 Aprile 2016
Ugo Zalunardo
Foto:
N° 1 – Ugo Zalunardo all’organo della chiesa “Nostra Signora del Cadore” del Villaggio ENI
N° 2 – Ugo Zalunardo, la moglie Letizia Cargnin e il loro piccolo Francesco
N° 3 – Ugo Zalunardo all’organo della chiesa del Villaggio, assistito dalla moglie Letizia
N° 4 – Ugo Zalunardo e la moglie Letizia sulla pista di pattinaggio su ghiaccio
N° 5 – P.Simpliciano e i suoi geranei
N° 6 – Inaugurazione della mostra all’Università di Architettura di Venezia (IUAV) di tutto il materiale progettuale e dei plastici del Villaggio che l’Arch. Gellner ha donato all’Università nell’anno 2000. Presenti all’inaugurazione si vedono nella foto in piedi da sinistra:Francesco Zalunardo, al suo fianco la mamma Letizia Cargnin e il papà Ugo Zalunardo; in primo piano l’Architetto Gellner, ormai ammalato, e al suo fianco P. Simpliciano.