Sebastiano Pallavisini e Valeria Pin, carboncino di Nic su lamiere rugginite in copertura, intervento sul tetto dell’ex infermeria, febbraio 2023.
Pitture rupestri nell’antropocene? Quante cose futili dice la gente, le espressioni poi: sempre le stesse, là.
I pittori – qua Valeria e Sebastiano – vogliono dipingere le superfici. Quarantamila anni fa, oggi. Ma noi abbiamo un progetto segreto per luminare le pitture paleolitiche da un grotto segreto e periglioso, e son le pitture originali – intendi il gesto reiterato nel vuoto dell’aria-caverna? Che dice, voglion fare come van Meegeren? Vedremo, per ora siamo qui, sopra alle infermerie, ci si arriva dall’Attico Prometeico, se vi ci portiamo. Con quei carboni, non dureranno gli eoni.
Dice Sebastiano:
La nostra attenzione, in effetti, si è rivolta fin da subito ai tetti della Colonia.
I tetti possono essere utilizzati in diversi modi, come rampa per slittini improvvisati, ad esempio.
Sono utili per varie cose, insomma, senza poi dimenticare che non ci fanno piovere dentro.
La loro superfice, in lamiera arrugginita e a tratti erosa crea trame interessanti, suggerisce forme.
Abbiamo raggiunto la conclusione che la copertura andava sfruttata: da sopra, non da sotto.
Un grande foglio/tela su cui poter raccontare storie.
Storie e miti di animali e persone.
Gli uccelli che muoiono schiantati sulle vetrate dell’aula magna, L’orso Misha alla Gabbia, Le martore che la abitano tutt’ora (testimoni le fatte), Sirene? No Anguane (sì, ci sono
anche quelle quassú in montagna), bambini della colonia, Christopher e gli altri cervi dell’Antelao, eccetera.
Allora abbiamo fatto questo: macinato il carbone trafugato dal forno di Nic e fatto il pigmento nero.
Disciolto candele, miscelato i due componenti (q.b) e versati in stampini ricavati da lattine di birra da battaglia, raffreddati nella neve.
Fabbricato così dei pastelli di Cera. Ci siamo diretti verso il tetto e abbiamo iniziato a riempire la superfice.
Resisteranno alle intemperie, o si scioglieranno sotto il sole estivo?
Finora sembrano tenere, poi chissà.
Dice Valeria:
Quando sono in montagna mi sento piccola come quando da valle guardo le persone sulla cima e le vedo minuscole.
Come formiche.
Beate le formiche.
Si arrampicano e si allontanano da terra, sembrano più piccole, vanno più in alto dove si vedono meglio le cose grandi. Allora io mi arrampico sugli alberi e sui tetti perché sono piccola e voglio vedere le cose grandi.
I tetti di Borca sono delle stanze senza muri, pavimenti giganti che finiscono dove inizia la foschia, l’Antelao, un albero, il Pelmo, una nuvola…