Si arriva al cancello che ti volge le spalle.
Con cautela si entra alla sua sinistra, con rispetto e timore per non svegliarlo. È cinquanta volte il doppio di te e nonostante l’attenzione impiegata per entrare, lui si sveglia e ti guarda di sbieco severo, ma la sua solidità non cambia e la sua figura non si scompone.
Non si spalanca mai il cancello, altrimenti il suono che trattiene al suo interno verrebbe contaminato da quello esterno, che è effettivamente diverso.
Il cancello trattiene un suono, un boato che rimbomba nei meandri della Colonia.
Sembra il boato di un giocattolo enorme schiantato sulla terra, che schiantandosi ha creato detriti tutt’intorno.
Mi dicono che solo ultimamente il paesaggio è cambiato e che prima era armonico e coeso a questa astronave, che quindi è nata dalla terra e non dal cielo.
Ora invece sembra un pezzo di stella caduto dal cielo, proveniente da un sogno di un terrestre un po’ diverso.
Grazie a questo paesaggio il sogno è ancora più evidente. Attraverso la calamità è più visibile il campo magnetico di questo posto.
Non capisci esattamente se devi spogliarti o armarti di una tuta speciale per attraversare la Colonia.
Il continuo cambio di stato, di temperature e di luci, attivano una necessaria e frenetica lettura del luogo. All’interno di questo alveare ci sono molte tracce umane che si mischiano in un tempo galleggiante, non stabile.
Il tempo è dilato e variabile, l’orologio smette di funzionare.
Gli abitanti della Colonia si spostavano diversamente. Passi brevi e veloci.
Il ritmo a cui sei abituato non funziona più bene. Dovevano esserci tante piccole ruote ovunque, o almeno senti una mancanza, soprattutto quella di conoscere il segreto per riaccendere la macchina. Quindi capisci che questa macchina ora sta vivendo un’altra vita. Sta cambiando funzione e senti che respira.
Ci sono piccoli esseri che si manifestano velocemente e che provano ad innescare piccole accensioni in ogni suo spazio, portando ossigeno in ogni suo organo.
Poi quando escono dalla sua pancia si sentono come api e spariscono.
Rudy Cremonini, aprile 2019