Sguardo di Nicola Facchini

Salendo le rampe di gomma ho strisciato una scarpa a terra che ha fatto il rumore di una scorreggia.
E che riecheggia nei corridoi lunghi
E pieni di fantasmi
Casa di mia nonna aveva una stanza chiusa, con armadi chiusi, con cassetti chiusi.
Ci sono entrato solo dopo che anche lei si è fatta fantasma
E dentro non c’è era niente
di quel che m’ero immaginato.
Però la sua vita
Chissà
se i fantasmi scorreggiano?
O Vanno al cesso, sbagliano di accendere i fornelli, sbattono i mignoli,
si vengono incontro per i corridoi e tutti e due vanno a destra poi a sinistra poi si piantano
poi si ricordano di essere fantasmi e si passano attraverso,
hanno paura di altri fantasmi, o di andare al cesso soli,
trovano porte chiuse ci pensano si battono la fronte con il palmo
si danno del “cojone sei un fantasma” passano oltre.
O dicono di aver visto un umano e altri fantasmi
dicono che non esistono gli umani,
o hanno bisogno di coperte in più,
o fanno briciole,
o si bevono uno spirito,
o si fanno la doccia fredda,
o passano il mocio,
o riescono a stare sotto il phon,
o perdono le chiavi.
O strisciano le scarpe facendo le rampe e cercano
di convincere altri fantasmi che era
il rumore di una scarpa sulla gomma.
Quanto tempo serve ad un fantasma per abituarsi di non avere più un corpo di carne?
Vabbè Comunque
non sto camminando solo, quindi devo strisciare
di nuovo.
Apposta
la mia suola sulle rampe di gomma.
Ho convinto me che quel suono non era il peto di un fantasma.
Ora Devo convincere gli altri che non era
Nè il mio culo nè un fantasma

 

Nicola Facchini, ottobre 2021

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