Sguardo di Marcello Spada

 

Edoardo Gellner: Presidente, crede che il villaggio debba costituire un fatto visivo importante nel dare alla concezione architettonico-urbanistica una lettura dell’esterno oppure crede in alternativa che si debba rinunciare a velleità pubblicitarie e pensare a un sommesso inserimento del complesso nel grandioso quadro naturale dominato dall’Antelao, mirando sopratutto alla creazione di un ambiente ideale per la gente che dovrà trascorrere un periodo di vacanze a stretto contatto con la natura?

Enrico Mattei: Vale la seconda interpretazione. Inoltre non voglio assolutamente creare nell’ambito del villaggio delle zone destinate ai dirigenti, altre agli impiegati, altre agli operai. Voglio che l’assegnazione delle villette avvenga a caso. Pertanto può capitare benissimo che in una di esse si trovi a trascorrere le vacanze un dirigente e in quella accanto il suo usciere.

Edoardo Gellner: Il problema di fondo é dare all’insieme una valida configurazione urbanistico-formale in rapporto al paesaggio. Non si può accettare un’indifferenziata disseminazione di casette.

Enrico Mattei: Sta bene che si crei una struttura d’insieme, che si realizzi la ‘leggibilità’ di raggruppamento di abitazioni, ma é necessario che esse siano sufficientemente distanti l’una dall’altra per evitare possibili interferenze negative. Deve realizzarsi una convivenza associata nell’autonomia!

Edoardo Gellner: Capisco bene il suo punto fondamentale. Inizialmente avevo pensato a delle case a schiera di cui avevo visto un esempio su piccola scala nei dintorni di Helsinki ma credo si possa pensare a tante casette unifamiliari senza incorrere in un’immagine ripetitiva e ossessiva.

Enrico Mattei: Ha pensato all’arredo interno delle ville? Spero non abbia intenzione di mettere nelle case mobili con radica di noce a fogli, ingombranti, simbolo di una raggiunta posizione sociale. L’arredo non deve essere così lussuoso da mettere in soggezione persone di una modesta estrazione sociale né troppo misero per persone di livello culturale e sociale più alto.

Edoardo Gellner: Per ‘l’allestimento interno’ ho risolto il problema ricorrendo ad una concezione architettonica innovativa che annulla ogni tradizionale legame tra estetica e distinzione sociale. Le dimensioni e la disposizione dei mobili contribuiscono a definire la dimensione degli ambienti e, considerata la dimensione del villaggio, li ho concepiti a moduli componibili e producibili in serie cosicché Fantoni possa trasportarli a Borca smontati in pannelli con un grande risparmio di spazio.

Enrico Mattei: Ora che finalmente la vedo posso dire che mi paiono un’architettura e un allestimento accoglienti. Soddisfano le esigenze più sofisticate dell’abitare, senza provocare disagio o soggezione. Utilizzeremo gli arredi anche per la colonia, gli alberghi, il campeggio e le dirò, anche per la mia residenza estiva di Anterselva, per la casa anziani di Matelica e per la colonia di Cesenatico. Potremo anche pensare di venderli singolarmente ai nostri dipendenti attraverso Il Gatto Selvatico.

Edoardo Gellner: Bene, sento da Fantoni se i disegni esecutivi sono da correggere o se riesce ad aggiornare i macchinari.

Enrico Mattei: Architetto, mi tolga una curiosità: che cos’é quella struttura vicino alla stufa, dalle sembianze di una tenda capovolta? Ha per caso a che fare con la scultura di Manzù per la Chiesa?

Edoardo Gellner: Quella? No, l’ha lasciata un artista passato di qui ieri. Non ricordo il suo nome. Pare che girovaghi per diversi luoghi e ad ogni sosta costruisca una struttura con materiali scelti di volta in volta, dettati dalla sorte e da quello che offre il contesto. Mi ha confidato che vuole realizzare una scultura che non sia né fissa, né geometrica, né scultorea, né architettonica, né pittorica. Un tipo particolare. Pensi che mi ha confidato che per lui viviamo in un’epoca molto provvisoria e il senso del provvisorio per lui coincide con il nome ‘igloo’. La cosa mi ha dato da pensare. La struttura dell’igloo non é cosa semplice. Ne voglio parlare con Scarpa al nostro prossimo incontro per discutere della Chiesa.

Enrico Mattei: Bene, mi tenga aggiornato sull’avanzare dei lavori. Faccia curare più che può il dettaglio delle finiture che mi pare scadente.

Edoardo Gellner: Sarà fatto, Presidente. Ah, guardi ho trovato anche un messaggio dentro la ‘tenda’.

Enrico Mattei: Me lo legga, sono curioso.

Edoardo Gellner: Il piccolo building, signore dello spazio, atomo dello spazio, sopporta se stesso nello spazio, crea l’interno di se stesso da se stesso, per via di essere misura dello spazio antropologico, e crea l’esterno da se stesso: crea lo spazio esterno con il fatto di essere misura di uno spazio interno.

Liberamente tratto da Edoardo Gellner. Interni, Skira, Milano 2003 e da Mario Merz, Mazzotta, Milano 1983

 

Marcello Spada, novembre 2019

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