Giovanna Repetto si è laureata in Arti Visite e Studi Curatoriali presso Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano, nel 2016.
Attraverso un censimento per immagini, “immaginarioproject”, ha creato un progetto di partecipazione collettiva basato sulla costruzione di un archivio dell’ambiente domestico.
Successivamente, tramite “PALCO: progetto per una galleria non rintracciabile”, ha studiato i rapporti che si creano tra i soggetti del mondo dell’arte contemporanea mettendo in discussione gli odierni schemi in cui l’opera d’arte è incasellata e proponendone una nuova modalità di fruizione basata sulla relazione che nasce all’interno dell’abitazione privata.
Questo suo Sguardo viene a gennaio 2017.
–
La seconda vita del grigio
Non di rado mi chiedo se un architetto pensi sistematicamente anche alla tarda età di un proprio progetto, al decadimento della costruzione, ovvero alla sua vecchiaia.
Nell’ultimo anno ho avuto la fortuna di visitare il Villaggio Eni in diverse occasioni, ma sempre con poco tempo a disposizione. Questa volta mi sono trattenuta un po’ di più: giorni intensi e necessari, durante i quali ho finalmente potuto vivere soprattutto la Colonia, di giorno e di notte. In particolare ho memoria di quando sono riuscita ad attraversarla nella sua interezza, lentamente e in totale solitudine, percependone l’imponente grandezza.
Balena.
Parlando di un luogo lo si pensa solitamente come spazio fisico: ebbene dire Colonia non è immaginare soltanto ciò. Una volta passati per il suo ventre si crea infatti un rapporto tra colonia-spazio e chi-corpo lo attraversa, un legame fondato su contrasti di silenzio e rumori, luce e buio, colore e penombra, staticità e movimento, su scale di temperature e odori della sempiterna natura.
Riattivare il circuito significa, ad esempio, navigare lungo gli interminabili corridoi che poggiano sulle pendici dell’Antelao, animati dalle finestre quadrate di Gellner in costante connessione con il paesaggio esterno.
Vene.
Quando allora un’architettura va oltre lo spazio in cui insta, assumendo un ruolo nuovo, in più?
Nell’ultimo trentennio il curatore del cemento di Corte di Cadore è stato il paesaggio, che è bastato a se stesso: oggi si innesta in esso una nuova possibilità di curatela che raccoglie le eredità dell’uomo e della natura, agendo e rinnovando nel segno dell’ecosofia.
L’intero complesso del Villaggio Eni offre la possibilità di vivere un luogo interconnesso, con e nel paesaggio, tramite un disegno senza tempo, sognato e poi creato, che sta vivendo una seconda vita grazie e dopo l’abbandono: una maturità ritrovata, una funzionalità riadattata, una vegetazione ritornata.
Daccapo.
#808080 e #00A550.
Imprinting.