Ad agosto 2015, si è avviata la realizzazione del Padiglione sloveno in Progettoborca.
Quattro artisti sloveni (Vanja Mervič, Luka Širok, Aleksander Velišček, Špela Volčic) hanno inziato a lavorare, insieme e distinti (una banda etnica, e quattro intelletti sigoli) interagendo con diversi ambienti della tentacolare Colonia, con la sua realtà fisica, con la sua storia, con le sue polveri, con il detrito e il colore, con la memoria e gli slanci.
L’artista non è mai un creativo che fa un’opera. O forse lo è, negli asili e negli allevamenti poietici. Non a Borca.
Cosa vuol dire Padiglione?
Spazio protetto e compiuto, architettura aulica di rappresentanza?
Nella quale, come alle Biennali, ospitar le nazioni?
Una nazione in una scatola.
Lo slopad invece è interstiziale, esploso, diffuso. Senza per ciò esser disfatto e deconcentrato, dato che i suoi nuclei restano densi.
La densità di un’immaginazione, di un’idea, di una determinazione, di un’azione, non è necessariamente concentrata in un punto dello spazio-tempo, in un padiglione cordonato, in una cassa levigata, con una porta, e senza finestre.
Scampoli di definizioni di Padiglione, dalla Treccani:
“tenda da campo, di grandi dimensioni e riccamente addobbata…”
“specie di baldacchino…”
“edificio isolato in uno spazio libero e adibito a usi varî, come esposizione di merci e prodotti in mostre e fiere…”
“nell’attrezzatura navale, l’insieme delle manovre dormienti (sartie e stragli) dell’alberatura di un veliero…”
E insomma, lo slopad non è tenda, baldacchino, stand. E l’espressione manovre dormienti ci urtica (per metafora). Nessun dorma, al terzo atto. (Una volta, sui muri, gli italiani scrivevano Viva Verdi: sui muri dei Padiglioni d’Italia, dovremmo scrivere oggi un libro violento).
E’ invece un processo avviato, con il quale si instaurano e coltivano le relazioni, intrinseche ed universali, tra le cellule di questo sito straordinario e le altre galassie mobili.
Vanja, Luka, Aleksander, Špela, torneranno altre volte a Borca.
Porteranno avanti la ricerca, le esplorazioni.
Ricollegheranno tubazioni e condotti: i tubi e i canali del senso, che non stanno nelle epoche, divisi nel tempo e nello spazio. Loro li attraversano, a caval di cervello, negli istinti razionali del fare artistico.
Il Padiglione sloveno è il primo laboratorio a partecipazione nazionale di Progettoborca, e si fa con il Ministero della Cultura sloveno.
Qui una delle fasi di Širok.
Qui una delle fasi di Mervič.
Qui lo sguardo di Velišček. Qui il suo lavoro.
Foto: Giacomo De Donà, Olivier Menanteau, Archivio DC