Quando siamo giunti a Borca, nel 2014, e abbiamo avviato Progettoborca, abbiamo cominciato a conoscere i primi eniani.
Cosa definisce quest’espressione strana, che dal principio stupì anche noi? Forse un popolo alieno, venuto da lontano, un’antica Civiltà delle Stelle?
Alieni no, venuti da lontano sì.
Da lontano cioè dalla storia, la storia fondativa dell’ex Villaggio Eni di Corte.
Gli eniani infatti non sono marziani, e il pur ragguardevole sito di Borca non può essere considerato, haimè, una delle grandi costruzioni degli Antichi Astronauti.
Sono invece, semplicemente, gli ex dipendenti di Eni, per i quali Enrico Mattei concepì il pioniersitico disegno del Centro Vacanze di Borca di Cadore. Sappiamo poi come questo innovativo programma di welfare fu trasformato in realtà dall’architetto Edoardo Gellner (da un certo punto di vista, diciamo quello della fantescienza culturale, Mattei e Gellner si distinsero comunque di certo come due entità venute da altri spazi.
Dagli anni ’50, fino ai primi ’90, decine e decine di migliaia di eniani, provenienti da tutta Italia, si avvicendarono dunque a Borca, per condurvi un’esperienza di villeggiatura che spesso coincise con un’autentica esperienza formativa e umana, e quasi con un imprinting montano, osiamo dire. Un’esperienza di vita, e non solo d’azienda.
Da allora, moltissimi altri eniani abbiamo incontrato e conosciuto, scoprendo che una gran parte di loro era stata segnata, spesso in modo profondo e indelebile, dall’esperienza personale in questa incredibile stazione di welfare nel cuore delle Dolomiti, oggi Bene dell’Umanità (anche questo valore Mattei l’aveva colto anzitempo: l’Unesco l’ha riconosciuto nel 2009).
Questa vicenda, e questi paesaggi, avevano contribuito a formare una coscienza sociale d’azienda, ma anche una coscienza ambientale, per un intero popolo di italiani: le generazioni degli eniani appunto, uomini rispazializzati (ma lo spazio è il farsi del senso) che per decenni vissero la storia straordinaria di Corte, nelle villette, in Colonia o al Campeggio.
La prima intervista a uno di loro, nel 2014, ci fu rilasciata da Marcella Giulia Pace. Nativa di Ragusa, Marcella fu al Villaggio da ragazzina.
Ne fu talmente colpita, da decidere presto che sarebbe tornata un giorno a vivere a Borca. Divenuta adulta, l’ha fatto.
Qui la sua storia in breve.
Marcella ora è tornata in Sicilia, dove vive e insegna, ma torna spesso in Cadore, dove ha insegnato fino al 2017.
Tra le molte sue passioni creative, c’è quella della fotografia, con la quale Marcella indaga i cieli. In particolare, come astroimager, cattura le fotometeore, ossia i fenomeni ottici atmosferici.
Ecco un altro eniano che fa i conti con le profondità del cielo.
L’immagine che state vedendo è di Marcella.
Che ha realizzato le foto per il Calendario Astronomico 2019 di Nuovo Orione.
Si tratta dell’immagine relativa al mese di gennaio: Buon Anno a chi se lo merita.
Soggetto: Orione sul Monte Pelmo.
“Le stelle di Orione sono incastonate tra le creste di Costantiol e il Monte Pelmo. Abbagliano e sembrano assumere dimensione per l’azione dell’atmosfera che filtra e diffrange la luce degli astri con il suo aerosol fatto di particelle, gocce d’acqua e polline: si genera così il fenomeno denominato corona…”.
Fotocamera: Nikon D7100 con Astroinseguitore Star Adventurer.
Obiettivo: Nikkor 18-140 mm.
Dati di scatto per il cielo: focale 30 mm.; posa 183 s, f/4, 400 ISO
Luogo di scatto: San Vito di Cadore