Lunedì 6 giugno 2016, la Colonia dell’ex Villagio Eni ha vissuto ancora, un presente ben vivo a far tuffo nel passato.
E per alcune ore è stato un po’ come tornare indietro agli anni (e al tempo stesso un andare avanti: qui si va avanti), quegli anni in cui le grandi sale e le lunghe rampe eran percorse dai bimbi, quelle migliaia e migliaia di bimbi figli di Eni, che venivano da tutta Italia, che per decenni ebbero nel Villaggio la loro straordinaria casa dell’avventura estiva.
E così, la creatura di Mattei e Gellner ha accolto 200 persone: i bambini delle scuole della Valle del Boite, provenienti dai plessi della primaria di Vodo, San Vito, Cibiana e Cortina, accompagnati dalle maestre e da un gruppo di genitori.
Ed è stata la prima volta dal 1991, anno in cui la Colonia fu chiusa da Eni, che i bambini, in così gran numero, son tornati nei suoi spazi giganteschi, facendoli risuonare colle loro voci entusiaste.
Quegli spazi che per lunghi anni sono rimasti in silenzio, e che, dal 2014, hanno ripreso a vivere con Progettoborca.
I bimbi han sgranato gli occhi, in questo spazio imprevisto, diverso da tutti quelli che sono abituati a vedere. Attenzione e sorpresa, hanno manifestato, noi li osservavamo, mentre spiegavamo loro la stopria del sito, li ossrvavamo per immaginare, captando la loro reazione, quella di chi li aveva preceduti, nelle ere antiche. Una specie di test a ritroso, della psicologia culturale, della stimolazione spaziale-neural. Quando entri qui, a meno che tu non abbia lo spirito in coloroformio o tassidermizzato, vieni colpito e reagisci.
Li abbiamo ascoltati, anche. Silenzi interrogativi alternati a scoppi affermativi, esplosioni di sensibilità e grida, la sorpresa a contatto con la Scatola Magica in cui fluttuano la luce le forme i colori (primari), e così via.
Molti di loro hanno cercato parole non banali, non automatiche, per tentare di definire questo spazio non banale, ninent’affatto automatico: un’intendimento intuitivo sensibile, una corrispondenza, guarda un pò; anche allora sarà stato così, per chi veniva da lontano, da lontano, da lontano? Le parole e le espressioni quindi non erano del genere abituale istantaneo irriflessivo (che figo, che brutto); erano invece, in molti casi più cercate, calibrate, perchè includevano la sorpresa, l’interrogazione, un approccio elaborativo (che è una cosa diversa da una mera percorrenza giocosa); una stupefazione, un’interrogazione (parole ed espressioni così: straordinario; incredibile; grandissimo; mai visto).
Ringraziamo la dirigente Francesca Cuomo, che, visitando con noi il Villaggio alcuni mesi fa, ha subito compreso il valore di questo luogo spettacolare, la cui storia, così importante, tutti dovrebbero conoscere, ed ha deciso di aprirlo ai bimbi di oggi, i bimbi di questo territorio, alcuni dei quali, forse molti, forse un giorno capiranno meglio di alcuni dei loro genitori o nonni (forse molti?) il potenziale di questo sito extraordinario, che è una risorsa speciale da proiettare in avanti, rifunizonalizzandola e trasformandola, e non un cimelio del passato, da rimirare nostralgicamente, imprigionandola nell’indietro.
Anche per questo esiste Progettoborca.
Sorprendersi: è una prova d’esser vivi.
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Foto: Giacomo De Donà