Nicola Facchini, Colonia di Corte, Padiglione M, dormitorio olimpico, ottobre 2021
Prime tre immagini:
Due stronzi parlano con un dito medio, olio su tela, 219×206 cm, 2020
Autoritratto in quarantena, olio su tela, 180×160 cm, 2021
Ultime tre immagini: Lingue, Dash e smalto, 2021
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Nicola giunto che fu a Corte cominciò a slinguare e a far arie da dietro, anzi: chiese dapprima in terrazza quante zampe avesse un cervo: già lì sbagnava l’aria colle papille, prime testate, ma poi abbiamo capito che è un bravo cicciotto: come nello Sguardo suo. Poi ha portato i due quadri per l’OpenstudiOlimpico, e installato alcuni autentici apparati orofaringestetici, rossi a dissanguo, nei bagni di uno degli ex dormitori del Padiglione M, sulle porte dei box dei piccoli eniani d’allora, pop&patrimonio. Il suo lavoro lì è stato, per un pò, quel pò che abbiamo voluto, insieme agli altri lavori di Anna Furlan, Anna Marzuttini, Giulia Maria Belli, Riccardo Giacomini, Ariele Bacchetti. E quindi c’era una mostra, n’altra, nell’Openstudio. Beato chi l’ha vista.
Le lingue che escon dai cessi dicono forse e anche e invece: dei bimbi che allora lì dentro seduti uscivano con le protrusioni alte dal cavo orale come una getti di plasma come frusta sanguigna esplorativa, come flamme di draghi: per andare a scudisciar l’intorno: come Nicola.
Nel primo dei due quadri, i due stronzi giuocano col dito medio del guerriero di posa: era già scritto in dida. Epicaspettacolala la scena dei nani noiosi osservati in ambiente, l’ambiente un teatro. Anche qui infatti puoi trovare grandismi impicciti e altre compresenza di scala e di psicoprospettiva, un’altra scena del piccolo entrare nel grande, o uscirne, marionetta.
In quell’altro, osteso al mosaichetto di Gellner dei bagni, quel ritratto che vedi: a ognuno il suo osso.