Ombelicae. Openstudio Olimpico Progettoborca, ottobre 2021, Colonia. Foto Giacomo De Donà.
Della Cipessa, Maria Giovanna Zanella, abbiamo avuto, nello StudiOlimpico di ottobre 2021, oltre al rosso falsotricotico supersinaptico, i quadri medi e grandi belli, realizzati la scorsa estate al Campeggio -dove lei tiene dei conti in sospeso coi cervi- quadri carichi di colore acceso, che in parte i corridoi de Gellner finalmente spengono o calmierano negli inopportuni riflessi e smaccati.
Bene, qua intravvedi i quadri, dal minuto 3:40.
Durante l’Openstudio Maria Giovanna ha portato avanti anche Ombelicae: e qua siamo in copertura del Tempio Tibetano della Colonia.
Il progetto Ombelicae è nato nel 2019, pensato per essere replicato e crescere nel tempo e nello spazio. Il progetto consiste nel creare uno spazio calcografico conviviale e interattivo dove propongo al pubblico di sdraiarsi e mi lasciarmi prendere un calco del loro ombelico. Il tempo di asciugatura dell’intonaco (circa 20 minuti) rende indispensabile l’allestimento di un ambiente accogliente e uno spazio di dialogo tra il pubblico e l’artista. L’opera finale sarà una costellazione di calchi in gesso installati tramite magneti probabilmente su una parete verticale.
L’ombelico è un nodo sul bordo, la pelle dove finisce la pelle; è il limite tra l’interno, l’esterno e la superficie. Il fulcro visivo, l’acme sospeso tra la testa e i genitali diventa un centro simbolico, ermafrodita, carnale e spirituale allo stesso tempo. L’opera propone una riflessione sul tema dell’intimità e della convivialità in un periodo storico che tende alla frammentazione. La sfera dell’intimità e la ricerca dell’autocoscienza si giustappongono al bisogno di scambio e di socialità.
La traccia del cordone ombelicale è il segno della connessione con la madre, fonte di nutrimento, primo canale di interazione e quindi primo vero contatto del bambino con l’altro.
Mostrare la pancia nel regno animale è segno di resa e sottomissione, ma implica anche una forma di fiducia. Il gesto richiesto in questo caso al pubblico è un atto di esposizione e di liberazione, ma anche un invito all’autoesplorazione e all’autoindagine.
Per calcare i ‘belichi, l’indomita Cipessa (se la vuoi ferma, dalle una botta ma forte al capo) ha utilizzato la polvere sottilissima recuperata all’indomani del crollo di Punta dei Ross in Croda Marcòra, Gruppo del Sorapìs, magistralmente raccontata dall’avvocato.
E niente, ma ancora.
Aderire al territorio.
La montagna che crolla.
Fisiologia e gravità.
La rappresentazione interpretata: basta & bisogna esserci, e saper sbalzare.
E’ così che s’incappa nei temi: chi ne è capace vi entra.
Direbbe uno stracco e retorico: l’ombelico è dunque il territorio?
E però.