Marco Rossetti è parte di Studio Mare, il progetto che, a luglio 2017, ha attivato il LFS, Laboratorio di Fotografia Sperimentale nelle celle frigorifere della Colonia dell’ex Villaggio Eni.
Si tratta di un centro di elaborazione dell’immagine, che si allontana dal digitale per dare spazio alla ricerca analogica contemporanea, in cui la luce viene utilizzata come strumento principale di ricerca.
Durante il periodo di Residenza a Borca, Marco ha sviluppato un progetto individuale.
Il periodo in residenza a Borca di Cadore, immersi tra la natura incontaminata di un paesaggio ammirevole, coincide con gli ultimi allarmanti avvenimenti nella mia regione, la Campania.
Il Vesuvio in fiamme, discariche abusive e ampie zone industriali date alle fiamme da criminali che si sono arricchiti a spese della nostra salute; la fotografia scattata è una denuncia urlata e inascoltata.
Quello stesso paesaggio che ha saputo produrre raccolti d’eccellenza, vide ora della produzione di medicinali per sconfiggere tumori ed altre malattie.
Il fuoco si traduce in paura e la speranza in fumo.
Progettoborca e #fuocopaesaggio sono spunto di riflessione, è qui che nasce la mia analisi.
All’interno della Colonia, la stanza dell’Infermeria in cui ho lavorato viene in favore della rappresentazione.
Un armadietto ancora pieno di medicinali scaduti si riveste di immagini infuocate.
Fotosensibilizzare gli oggetti di uso medico porterà oltre la superficie e il nitrato d’argento utilizzato (in fotografia per imprimere l’immagine e in medicina per cauterizzare i tagli) ne guarirà le ferite.
Lo spunto per il titolo viene da un referto ritrovato nell’armadietto e prende il nome da quello del paziente eniano, Giulio Napoli.