Luca Chiesura/Il posto delle fragole

L’opera consiste nella gigantografia di un frame del film “II posto delle fragole”(1957) di Ingmar Bergman che racconta il viaggio di un eminente professore verso la città dove riceverà un riconoscimento per la propria lunga carriera. Il viaggio diventa occasione per rivivere e ripensare alcuni momenti significativi del suo passato.

Il frame riprende un momento principale del film successivo allo scontro tra il figlio del protagonista che non vuole diventar padre e la sua compagna in dolce attesa che invece desidera la maternità. Questo conflitto riprende il dissidio interiore del regista sulla questione religiosa che lo ha assillato fin da piccolo e che nel film ha numerosi richiami oltre alla scena citata. Tutte le domande di Bergman non trovano una qualche conferma o rassicurazione e, nel suo inconscio riflesso nei film, rimane solo un’irrisolta lotta tra concetti antitetici: credere a un Dio cattolico o protestante? La fede nel divino è un dono o una conquista? Le vicende della vita umana sono solo opera del libero arbitrio o una continua manifestazione della volontà ultraterrena? La ragione o l’amore sono lo sforzo umano di raggiungere la sfera trascendente?

Luca Chiesura utilizza il richiamo al film d’autore per focalizzare i temi di vita personale nel significato assunto dall’elaborazione collettiva della società contemporanea. In prima istanza, la ricerca di Chiesura vuole approfondire alcuni caratteri dell’immagine filmica nel loro valore per la comunicazione di massa e per il subconscio collettivo. Nel fotogramma si ritrovano alcuni aspetti creativi legati a situazioni e vissuti che l’artista comunque sperimenta in se stesso. Quest’opera, in particolare, riprende l’esperienza personale di Chiesura che in certe persone di Chiesa, non ha trovato la capacità richiesta di comunicare e di mettere davvero in pratica il messaggio evangelico. La dicotomia tra il messaggio semplice trasmesso dal Vangelo e il peso schiacciante dei manuali di teologia fa scaturire in Chiesura un vuoto interiore esistenziale che, come sue altre questioni personali, trova voce nell’espressione artistica. Tale vuoto e assenza di riferimenti sono espressi da Chiesura in una immagine di un film senza colonna sonora, dove predominano il silenzio e la discontinuità razionale. Solo apparentemente si sciolgono i lacci dalle connotazioni  ebraiche che avevano caratterizzato le sue opere precedenti.

Il teorema matematico trascritto sul fotogramma è invece un teorema dimostrato, con metodo non algebrico, dall’artista: è il suo intervento sull’aspetto figurativo nel quale vuole lasciare la traccia della sua rielaborazione concettuale al confine tra arte e matematica. In poche parole, l’affermazione del teorema, fortemente rigorosa, trova il suo spunto nella volontà di privare anche una formula matematica dei suoi fondamenti socialmente riconosciuti, per scoprirne il valore recondito esistenziale e sociale. L’artista trova il proprio spazio vitale in questa ricerca apparentemente sterile, ma è in queste rappresentazioni che si riappacifica con il mondo.

Luca Chiesura

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