Scrive Edoardo Gellner*:
“… La destinazione delle casette è quella di consentire ai dipendenti del gruppo Eni di trascorrere insieme con la propria famiglia un periodo di vacanza in montagna …
Il tipo edilizio inizialmente prescelto per le casette unifamiliari è una costruzione a un piano unico, della capacità variabile da 4 a 8 letti, proposto in due versioni: tipo D3 (con soggiorno-pranzo, cucinino, letto genitori e letto figli. Gruppo sanitario a due cellule. Totale letti 6-8; superficie utile 66 mq) e tipo D2 (con soggiorno-pranzo, cucinino, letto genitori e bagno. Totale letti 4; superficie utile 47 mq) …”
“… Ogni casa dispone infatti sul fronte sud di un’ampia zona di soggiorno all’aperto, generalmente formata da una terrazza a sbalzo, coperta dal prolungamento della falda del tetto; altre volte, nel caso in cui la casa sorga du un terreno pianeggiante, la zona soggiorno esterno è costituita da un terrapieno formato con materiale di scavo, e inerbato a prato. Se la maggior parte delle casette sono distanziate tra di loro, in conformità all’imposizione del tema “casette isolate nel verde”, un certo numero di case (cioè quelle del tipo piccolo D2) sono abbinate o collegate da muri; sempre tuttavia sfalsate o defiliate, così da eliminare ogni servitù reciproca, e da garantire a ogni nucleo familiare la necessaria intimità e una vita tranquilla anche all’aperto, in diretto contatto con la natura …
La scelta del sistema costruttivo e dei materiali a esso legati è stata oggetto di accurate indagini e studio. Si trattava soprattutto di stabilire in che misura poteva essere utile ricorrere alla prefabbricazione degli elementi architettonici …
Nella progettazione delle casette l’assunto è stato quello di trovare un linguaggio architettonico valido non in riferimento alla casa soltanto, ma agli aggruppamenti da esse formati. Le case si presentano infatti nel paesaggio, per effetto di visuali, accostate e sovrapposte in densi agglomerati. Era perciò importante la loro visione d’insieme. Si è cercato di trovare un ritmo architettonico che consentisse una libera ripetizione, l’accostamento e abbinamento delle singole unità …”
“… L’impegno era di trovare un meccanismo strutturale-architettonico che consentisse la crescita nelle due direzioni, orizzontale e verticale, come in certi organismi naturali, con possibilità di adattarsi ai vari vincoli, fossero essi determinati dalla topografia del terreno esistente, o dall’orientamento o da necessità funzionali e di buona abitabilità.
Il colore ha svolto un ruolo fondamentale: il rosso, l’azzurro e il giallo sono stati usati in combinazioni con il bianco e con tinte neutre. Gli stessi colori usati all’esterno si ritrovano all’interno della casa, inoltre entro la gamma di colore scelta resta uguale per tutti gli ambienti: soffitti e pavimenti sono ad esempio tutti della stessa tinta …”
*Testo tratto da: E. Gellner, Percepire il paesaggio. Living Landscape, 2004, Milano.
Redazione scheda e foto di: Nicola Noro.
A questo link è disponibile una scheda generale sulle principali architetture del Villaggio di Corte di Cadore.