Giorgio Barrera – Nuova Tassonomia Cromatica Gellneriana sulle piante e sui colori dell’ex-villaggio Eni di Borca di Cadore
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I colori di Gellner, Goethe, la torbidezza, il verde, il valore morfologico,
il paesaggio, l’organicità, la relazione.
I colori dell’architettura del Villaggio Eni di Borca di Cadore progettato da Edoardo Gellner,
l’ambiente naturale e un approccio empirico esperienziale sono gli elementi principali di questa ricerca.
Chi conosce anche solo un po’ la storia del villaggio Eni sa che, prima dell’inizio dei lavori, l’area adesso occupata dal villaggio era chiamata una sassaia covo di vipere. Si può facil-
mente immaginare, guardandola adesso, quanto paesaggio è stato costruito e quanta sensibilità e coscienziosità lo permeano. Gellner infatti conosce molto bene questo territorio,
lo vive e lo fotografa molto, conosce precisamente la luce delle valli, le montagne, l’habitat naturale e ovviamente la storia dell’architettura di questi luoghi.
Una delle prime fotografie che ho realizzato nella mia prima residenza (2015) a Dolomiti Contemporanee ritrae una pianta che si staglia su una delle pareti bianche della colonia. Dopo cinque anni, mentre camminavo fra gli edifici, ho rivisto un’immagine simile a quella che avevo realizzato anni fa e da quella rinnovata osservazione ho tratto un nuovo incipit.
È così che è nato questo progetto di ricerca che aspira a mostrare visivamente la relazione che i colori scelti da Gellner per le facciate degli edifici del Villaggio Eni sono lo strumento che mette in relazione l’architettura del Villaggio e l’ambiente naturale (in particolare le piante e gli alberi) che lo circonda.
Perché? Perché i colori usati nelle architetture del villaggio sono proprio i colori ricavati grazie all’osservazione del territorio delle Dolomiti bellunesi.
Dalle sue scelte cromatiche Gellner esclude il verde: da ciò ho sentito la necessità di porre il mondo vegetale, emblematicamente rappresentato dal colore verde, in relazione con la componente coloristica da lui adottata.
A titolo esemplificativo fra i colori utilizzati per le pareti degli edifici ci sono l’azzurro del cielo terso e denso, il grigio nembo e fosco delle giornate scure, il rosa delle Dolomiti. Questi come tutti i colori individuati per il Villaggio (di questo mi devo accertare) pare nascano dalla combinazione dei seguenti colori: giallo, blu, rosso e bianco.
Il primo passo del processo è stato estrarre i colori delle facciate degli edifici con diverse qualità di luce. Ne è nata una tavolozza che mi è servita per realizzare gli sfondi dove il mondo vegetale trova una nuova collocazione.
In via generale, ogni volta che guardiamo il colore di un’oggetto, di una parete o di un’auto, abbiamo l’arroganza di volerlo definire. Tendiamo cioè a ridurlo dentro una formula o ad abbinargli un codice, in poche parole abbiamo l’abitudine ad astrarre il colore dal contesto in cui si trova per cercare di oggettivizzarlo.
Lo stesso siamo portati a fare con i colori usati da Gellner per le architetture che compongono il villaggio ENI, viene spontaneo rinchiuderli in un campionario e lì archiviarli, ma l’osservazione e l’esperienza del luogo rivelano tanto schiettamente e quasi banalmente che anche i colori apparentemente immobili degli edifici variano dinamicamente al variare della luce.
Goethe diceva che il fenomeno della formazione del colore si realizza nella torbidezza che agisce attraverso la luce e l’ombra, tra il chiaro e lo scuro e ne La teoria dei colori il giallo e l’azzurro sono considerati i rappresentanti della luce e dell’oscurità.
Dalla combinazione dinamica del giallo e dell’azzurro nasce il porpora, ovvero il rosso. Il rosso è la risultanza di un incontro splendente di polarità positive e ascendenti della forza cromatica.
Diverso è invece l’incontro dell’azzurro e del giallo che genera il verde. In questo caso, sempre nella visione di Goethe, il verde nasce per un’unione atomistica che crea un sacrificio di entrambi questi due colori che aggregandosi si mescolano meccanicamente.
Possiamo quindi asserire che, seguendo questo pensiero qualitativo, i colori fondamentali o primari sono il giallo, il blu e il rosso.
Queste mie conoscenze hanno trovato una curiosa coincidenza quando, portando avanti le mie ricerche e salito al villaggio ragazzi per campionare toni e densità dei colori lì presenti, ho nuovamente realizzato che le capanne sono proprio dei colori giallo, blu, rosso e bianco.
È possibile che Gellner abbia pensato i colori del villaggio ragazzi seguendo le riflessioni di Goethe? O si è riferito alla storia dell’arte e alla simbologia a cui questi colori riferiscono?
Non conosco ancora tali aspetti del pensiero di Gellner ma la coincidenza e le riflessioni restano e sono state determinanti per me nel proseguire il lavoro.
Come già accennato più sopra, Gellner ha scelto i suoi colori con l’intenzione di creare attraverso le tinte, relazioni tra ambiente naturale e architettura. Deduco che, proprio per sottolineare il ruolo decisivo che il colore può svolgere in architettura, Gellner sembra voler rendere omaggio ai colori del territorio attraverso la loro presenza nel Villaggio Eni. Questo riconoscimento pare possedere il duplice significato sia di presa di coscienza sia di gratitudine e celebrazione verso i colori stessi.
Cosicché nel trovare una modalità espressiva che potesse mostrare questa relazione concretizzata da Gellner nella sua architettura in attesa di venire circondata da quel verde che si sarebbe sviluppato negli anni dopo la costruzione del villaggio, mi sono concentrato anche sulle piante.
Nella mia ricerca non c’è una finalità obiettivistica o un desiderio tassonomico e scientifico (se non parziale o incidentale), vi è semmai l’intenzione di cercare, attraverso le apparenze soggettive, il pensiero dietro le cose. Infatti, le fotografie che ho fino a ora realizzato, sebbene mostrino il mondo vegetale attraverso una porzione ordinata della pianta sottratta al suo contesto naturale, mostrano la stretta relazione che questa intrattiene con i colori utilizzati da Gellner.
Infatti, “I tratti caratteristici della forma hanno un particolare valore morfologico che non può essere compreso né con la funzione di conservare la vita, né con quella di manifestare i cambiamenti degli intimi umori. Questo valore morfologico ci rende visibile la speciale natura di ogni organismo particolare. Le qualità proprie, presenti nella struttura invisibile della sostanza vivente, e cioè del protoplasma, di una determinata specie fanno risentire il loro influsso in tutte le reazioni del sangue e determinano anche il peculiare modo di comportarsi della specie stessa; queste qualità divengono evidenti, esprimendosi nell’aspetto esterno. L’olandese Buytendijk, [...] chiamò una volta questo significato del loro aspetto “valore esibito dell’esistenza”. Io l’ho chiamato come il “valore della presentazione”. (Darstellungswert) Il porre l’accento sul ‘”valore della presentazione” dovrebbe attrarre di nuovo il nostro sguardo verso la proprietà più significativa delle forme organiche, che è quella di rendere manifesta, nel linguaggio dei sensi, la peculiare natura dei singoli esseri viventi e di portare, di detta natura, la testimonianza diretta nelle loro fogge particolari.”
(Adolf Portmann, Le forme degli animali, Feltrinelli, Milano, 1960. p. 238-240).
Procedendo così, se nelle forme e nella funzionalità dell’architettura organica degli edifici del villaggio possiamo riconoscere l’apertura di questi verso la ricerca di rapporti con la natura circostante, possiamo anche ravvedere nell’uso del colore lo strumento che permette di realizzare tutto ciò. Questi colori infatti sono la presenza simbolica e simbiotica, l’espressione vitale dell’ambiente naturale presente in questo territorio e al tempo stesso, come suggerito da Portmann, sono l’elemento che può rendere più organici e quindi più espressivi gli edifici del Villaggio di Gellner.
Giorgio Barrera, luglio 2022
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