Eva Chiara Trevisan/Quiete

L’opera nasce dall’esigenza di trovare uno spazio in cui poter riflettere per contrastare un senso di smarrimento.

Infatti, in una struttura architettonica così vasta e complessa come quella della Colonia, l’attenzione è costantemente sollecitata da stimoli sensoriali intensi – come i contrasti luminosi o l’irrompere del mondo naturale esterno attraverso le finestre.
Sono state le stanze dell’ex padiglione infermeria, con i loro colori, a farmi trovare la dimensione di quiete che cercavo. Incontrando il mosaico azzurro, l’ho scelto: è quello il materiale utilizzato per l’installazione.
Ho voluto ricreare il profilo delle montagne all’interno di uno schema stilizzato che si pone sulla falsariga di un motivo decorativo.
L’intento è stato quello di permettere alla natura esterna che circonda la Colonia di irrompere nello spazio visivo e sensoriale della stanza, conducendo il visitatore  -tramite l’illusione di quella che appare essere, in un primo momento, una decorazione- a scoprirne il celato andamento montuoso, a volte spigoloso, in altri momenti più dolce.
In seguito, questa prima idea si è fusa con una seconda intuizione che ho concretizzato in un’altra installazione.
In questo caso lo scopo è stato quello di indagare e ricostruire la mancanza: servendomi della possibilità data dalle tessere di un mosaico di realizzare dei pieni e dei vuoti, ho ricreato un motivo geometrico.
Entrambe le opere non si devono considerare concluse in quanto il mio intento è quello di eseguire ulteriori interventi nello spazio finalizzati a creare un percorso intimo e immaginario nel quale i lavori presenti dovranno adattarsi e mutare in relazione alle installazioni future che, mano a mano, verrò a realizzare.

 

Eva Chiara Trevisan, ottobre 2018

Foto: Eva Chiara Trevisan (1-3) e Catia Schievano.

Tweet about this on TwitterShare on FacebookGoogle+Share on LinkedIn