Natura impressa – Il Corso di Tecniche plastiche contemporanee ABA Venezia in Colonia

Alcuni studenti del Corso di Tecniche plastiche contemporanee dell’Accademia di Belle Arti di Venezia hanno avviato una serie di lavori che vengono presentati nel corso dell’Open-studio del 9 luglio 2016.
Sono Catia Schievano, Giada Pianon, Gianna Rubini, Giorgia Cereda, Irene Targa, Lisa Lamon, Maria Carmen Botero, Stefania Mazzola.
Il Corso di quest’anno (2016: docente Marta Allegri), ha avuto a tema gli erbari e le piante pioniere. Le piante pioniere dentro a Borca, pionieristica serra della cultura sociale, d’azienda, architettonica, paesaggistica, culturale, d’Italia (l’Italia che c’era).
I primi lavori realizzati trovano posto in una stanza della Colonia originariamente utilizzata come ufficio-archivio: il progetto collettivo si chiama Natura impressa.

Qui di seguito, le note autografe sui lavori:

 

Gianna Rubini, Quando nascono i fiori mi metti i sandali per favore?

L’installazione prende vita dalle scelte pioniere di un individuo, scelte compiute in funzione di qualcun altro. Chi apre una via agli altri esplorando regioni sconosciute e insediandosi in esse in modo da consentire nuovi sbocchi all’attività umana. Così ogni esperienza umana personale diventa a sua volta pioniera quando viene raccontata, trasmessa, tramandata. La collocazione delle tredici tavole funge da appoggio alla piccola seduta, fintamente, in quante non possiede la capacità fisica di sopportare il peso umano. Le piante e il legno scelto provengono dai colli Berici e pertanto hanno subito delle variazioni per il trasporto e il tempo che mi impediva di poterli trasportare ancor vivi, ancor pulsanti.
Quando nascono i fiori mi metti i sandali per favore?” sono le parole di un bambino di 3 anni che ha iniziato a fare parte della mia quotidianità, come io della sua. Le sue visioni genuine mi hanno spinto, bruscamente alle volte, a comprendere concretamente l’importanza del termine pioniere in ambito umano.

 

Giorgia Cereda, Taraxacum

Ho prestato particolare cura a rintracciare quelle che sono le piante più riconoscibili nei giardini di ognuno, le più diffuse e in certo senso infestanti. In questo lavoro ho realizzato calchi di disegni che hanno tutti come oggetto il tarassaco, pianta familiare e dai molti usi. Ho voluto celebrarla e renderla importante come il più bello dei fiori, nella sua piccolezza e nel suo valore nostalgico ed evocativo.

 

Lisa Lamon, Semi

I semi creano texture ordinate basate sulla ripetizione sistematica di uno stesso elemento. Allo stesso modo delle piante esili, quelli che da distante sembrano semplici puntini, osservati da vicino risultano ognuno differente dall’altro. Creazione della natura, non plastica prodotta in serie. L’idea è nata dagli antichi archivi di semi di piante infestanti conservati all’Orto botanico di Padova.

 

Catia Schievano, Text-me

Le superfici di una foglia o di una pianta hanno infinite soluzioni per suggerire una trama. Essa può raccontare la sua vera appartenenza oppure, se sovrapposta e\o accostata ad altre nervature e increspature rivela texture che possono distaccarsi dal dato reale. I pieni e i vuoti scrivono e descrivono qualcosa di nuovo e si raccontano autonomamente.

 

Maria del Carmen Botero Sierra, Erbario Emozionale

Certe volte siamo così immersi nella routine di ogni giorno che ci sfuggono alcune meraviglie della vita. Dall’osservazione e l’ammirazione della natura, in particolare lungo il percorso che faccio da Marostica a Venezia, è nata la scelta del mio lavoro. Questa ricerca continuerà nella bellezza naturale dell’ex Villaggio Eni a Borca di Cadore. Ogni giorno è uno scoprire, un sorprendermi, di come il tempo passa e tutto cambia. I cicli vitali, sempre in trasformazione, alle volte quasi impercettibili, sono sempre inevitabili, dove c’è la vita c’è la morte. Così la raccolta di piantine è dettata da un’emozione diversa ogni volta. La creazione dell’erbario è graduale e continua e per la sua realizzazione ho voluto usare elementi vegetali, come un fiore, un seme, un semplice rametto, integrandoli con un elemento naturale, come la cera d’api, e del filo di ferro per gli steli. Ho cercato di generare con questi elementi una nuova vita, creando il mio erbario emozionale.

 

Irene Targa, Cerco Dentro Di Me Le Radici Di Quello Che Sono

Partendo dalla prima si estraggono una alla volta, raccontano una storia che parte da un disordine viscerale, il calco di una foglia di verza, le cui venature ricordano il sistema nervoso, linee intrecciate e che cercano ramificazioni e come radici un terreno in cui aggrapparsi.
Una partenza, un caos per ricercare un ordine e una selezione che si conclude con il vuoto all’interno del quale è presente solo l’impronta di una foglia sciupata.
Essere pionieri significa esplorare territori sconosciuti, in questa mia ricerca quasi microscopica in cui le impronte di elementi organici diventano un mezzo per scoprire un ordine all’interno di ciò che credo di essere.

 

Giada Pianon, Erbario disegnato

Il disegno come uno strumento d’indagine, conoscenza, scoperta e comprensione del mondo circostante, un modo per essere più vicini a quello con cui viviamo quotidianamente. Il disegno dal vero, di ciò che vedo per capire com’è fatto quello che solitamente vediamo ma a cui non diamo troppo peso poiché piccolo, incline a scomparire facilmente, come ad esempio le piante o le erbe che crescono spontanee nel prato. Da lontano un prato, può sembrare tutto uniforme privo di varianti o addirittura insignificante, da vicino in realtà si colgono delle particolarità inaspettate, la varietà dei colori dell’erba, delle foglie, delle forme di ogni piccola piantina o fiore spontaneo, impercettibili al primo sguardo, costituiscono un piccolo cosmo, dove ogni elemento impreziosisce l’altro. L’andirivieni delle forme e dei segni che delimitano aree, zone dello spazio nei miei disegni, danno vita a una pianta spontanea o ad una situazione particolare, fatta di solchi e ombre ed angoli che costituiscono il cosmo di ogni mio foglio di lavoro. Le piccole piante esili, fragili e soggette allo scorrere del tempo assumono così un significato eterno e indissolubile attraverso l’uso del disegno e del gesso.

Stefania Mazzola, Ut sementem feceris, ita metes

I
fiori che ho raccolto nei pressi della Colonia di Borca sono fiori spontanei, messi sotto vetro che rimandano all’idea della teca espositiva, all’erbario. Questo richiamo all’idea dell’archivio, oltre alla particolare stanza dove è inserito, è evidenziato anche dal titolo in latino che evoca il modo in cui le piante vengono classificate nei libri di botanica.
Il titolo prende il nome dalla locuzione latina che letteralmente significa “mieterai a seconda di ciò che avrai seminato”. I fiori sono spontanei, come spontanea è l’azione delle persone che vengono a dare nuovamente vita al Villaggio. Il titolo ci invita ad una riflessione su quello che ognuno di noi potrebbe fare per prendersi cura della Colonia e della sua vegetazione, ma non solo.


Foto: Elsa Calligaro, Nicola Noro, Catia Schievano

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