EDOARDO GELLNER ARCHITETTO
Abbazia 1909 – Belluno 2004
Gellner studia Disegno e Architettura d’interni a Vienna, nella scuola diretta da Josef Hoffmann, e contestualmente lavora nella ditta del padre.
Negli anni ‘30 opera come interior designer e grafico tra Fiume e Trieste.
Durante la Seconda Guerra Mondiale si trasferisce a Venezia dove frequenta l’Istituto Universitario di Architettura, assieme a Marcello D’Olivo, Gino Valle, Bruno Morassutti e Angelo Masieri.
Si laurea nel 1945 con Giuseppe Samonà, allora Rettore dell’Istituto.
Durante il periodo veneziano conosce e frequenta Carlo Scarpa con il quale stringe un’amicizia che lo porterà a fruttuose collaborazioni, prima tra tutte quella dnella Chiesa di Nostra Signora del Cadore a Corte. Nel 1946, diventando membro dell’A.P.A.O. (Associazione per l’Architettura Organica) guidata da Piccinato e Zevi, e dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, Gellner estende il proprio campo d’indagine dall’architettura alla pianificazione urbanistica.
Nel primo dopoguerra si stabilisce a Cortina d’Ampezzo dove realizza alcuni importanti allestimenti.
Casualmente sbattuto dalla bufera dell’ultimo conflitto bellico dal Quarnaro, mio mare nativo, fra le sconosciute scogliere delle Dolomiti, ho fatto non poca fatica ad abituarmici. Si trattava di comprendere intimamente un ambiente del tutto nuovo, nel quale poter esplicare con tranquilla sicurezza il mestiere di architetto. (…) Fu una lezione utilissima: imparai ad apprezzare la sincerità e l’esattezza tecnica con cui venivano impiegati i materiali disponibili, la pietra e il legno, e l’asciuttezza con cui venivano fornite, grazie a secoli d’esperienza, precise risposte alle esigenze di riparo e di lavoro del montanaro.
Edoardo Gellner, 1972
Tra il 1951 e il 1954 redige il Piano Paesistico di Cortina d’Ampezzo all’interno del quale realizza alcune opere come il Palazzo della Telve, il Residence Palace, Casa Giavi, Casa Menardi, la sua casa-studio Cà del Cembro, il Motel Agip, l’hotel la Meridiana e alcuni interventi in occasione delle Olimpiadi invernali del 1956.
A Cortina sono presenti, in scala ridotta e affatto provinciale, tutte le possibilità di evasione architettonica della California. Perché un architetto moderno europeo resista agli inviti civettuoli della California bisogna essere un Richard Neutra. Per resistere agli allettamenti più sommessi e meno avvincenti di Cortina bisogna essere persona colta. E Gellner lo è in ogni sua opera.
Bruno Zevi, Metron N. 39
A partite dal 1954 prende corpo il progetto più vasto e importante della sua carriera: il Villaggio turistico per i dipendenti dell’Eni a Corte di Cadore. Tale realizzazione, voluta e sostenuta dall’ingegner Enrico Mattei, lo impegnerà per una decina d’anni.
Qui Gellner si trova nella fortunata circostanza, unica e irripetibile nel panorama italiano di questo dopoguerra, di poter sperimentare un proprio coinvolgimento totale nell’opera progettuale: dalla scelta del sito al disegno urbanistico d’insieme, dalla progettazione dei singoli manufatti alla definizione dei complementi d’arredo, dallo studio delle infrastrutture alle sistemazioni paesaggistiche.
Franco Mancuso, Edoardo Gellner: il mestiere dell’architetto
Nel 1963 riceve il premio nazionale INARCH …per un complesso edilizio realizzato…, il Villaggio Eni di Corte di Cadore.
L’attività di Gellner prosegue con i numerosi Piani Urbanistici per i paesi della montagna veneta, tra i quali l’incarico di progettare la ricostruzione di Longarone dopo la tragedia del Vajont. Queste esperienze di progetto sono state l’occasione per studiare e approfondire il legame tra ambiente alpino e architettura tradizionale.
Il materiale raccolto diventerà, in anni più recenti, oggetto di uno studio sistematico che darà luogo ad una serie di fondamentali pubblicazioni sull’architettura rurale alpina e sui temi del paesaggio. Confermandolo come figura di spicco nel panorama architettonico del Novecento italiano.
Edoardo Turozzi