LFS
Laboratorio di Fotografia Sperimentale nelle ex celle frigorifere della Colonia dell’ex Villaggio Eni
Un progetto di Studio Mare, Marco Rossetti e Andreas Zampella.
Documentato da Antonio Longobardi.
Con il Patrocinio del Comune di Napoli.
Le celle frigorifere della Colonia, sono spente dal 1991. Nel 1991, si è tolta l’agibilità alla Colonia, e si è conclusa la prima vita di questo straordinario complesso, avviata alla fine degli anni ’50. Per decenni dunque, la Colonia avava ospitato i bambini, figli dei dipendenti di Eni. Bambini di età compresa tra i 6 ed i 12 anni. I ragazzini più grandi (dai 13 ai 15), salivano invece più in alto, al Campeggio a tende fisse, dove il soggiorno estivo era ancor più alpino, esplorativo. Migliaia, decine di migliaia di ragazzini provenienti da tutta Italia, in quegli anni, conobbero Borca, la montagna, l’Antelao, il Villaggio e la Colonia, che è la creatura più vasta ed organica, razionale ed empatica, di Edoardo Gellner.
Ora, cogliendo in pieno lo spirito rigenerativo che anima il cantiere di Progettoborca, Studio Mare ha deciso di trasformare le ex celle frigorifere in qualcosa d’altro. Il LFS è, appunto, un Lab. La costruzione della camera oscura, è in sè un’opera, assai autoriale. Qui di seguito, gli autori spiegano come hanno lavorato, quali materiali hanno utilizzato e assemblato, con quali sistemi e tecniche sperimentali. Il Lab è quindi in primis un’opera, e una dichiarazione: la Colonia non è morta, nè inerte. Le sue parti possono essere riprocessate e riattivate. Oltre a ciò, il Lab è una struttura fiunzionale, una macchina che consentirà ad altri fotografi sperimentali di venire in Colonia, a concepire e realizzare altri progetti fotografici artistici, come quelli già sviluppati da Marco Rossetti e Andreas Zampella: i primi.
Si tratta dell’allestimento di un centro di elaborazione dell’immagine, che si allontana dal digitale per dare spazio alla ricerca analogica contemporanea.
Il progetto LFS mira a visualizzare una natura seconda, nella fotografia, nel video e nello spazio stesso: la luce viene utilizzata come strumento principale di ricerca.
Il lavoro è incentrato su due punti, la stampa e l’uso della luce: con questi mezzi si focalizza il campo d’azione.
Luglio 2017: dopo un primo lavoro di pulizia e insediamento, e una volta rideterminata la funzione dei vani delle due vecchie celle dismesse nel seminterrato, gli artisti hanno iniziato la ricerca degli arredi necessari per allestire la camera oscura.
Hanno dapprima costruito alcuni tavoli da lavoro ed altre attrezzature di supporto, assemblando materiali e oggetti rinvenuti nella Colonia.
Uno dei tavoli è costituito da una vecchia slitta di legno.
Una lavagna luminosa è stata creata a partire dal telaio di una finestra.
Le mensole sono state levigate e riportate alla loro funzione.
Si è predisposto un impianto elettrico interno ai vani (grazie a Idro Termo Lux).
Le tre stanze che compongono la cella frigorifera/camera oscura sono:
primo spazio (ingresso) – Sala Ingranditore
seconda stanza (celletta) – Sviluppo rullino
terza stanza – Sala per bagni rilevatore e fissaggio
Sono stati oscurati gli oblò che danno sul corridoio esterno.
La seconda cella, più grande e dotata di due punti luce interni, è stata invece riallestita a studio con un tavolo da lavoro molto grande realizzato con un pannello in laminato giallo della Colonia.
Sì è quindi realizzato l’oggetto indispensabile per il laboratorio, l’ingranditore.
Esso è stato ricavato da un estintore, svuotato (grazie a Viel Antincendi) e sezionato in più punti (grazie a Gian Franco De Girardi, fabbro di Tai di Cadore).
Sono state inserite lenti e obbiettivi, ed è stato creato il carrello portarullino.
Fissato il proiettore si è proceduto ai primi test, allo sviluppo di rullini scattati a Borca e alle prime stampe su carta.
Grazie al partner Ars-imago international, che sta fornendo la maggior parte dei materiali tecnici necessari al lavoro fotografico.
La camera oscura è operativa, vi si sviluppa e si stampa. Il centro LFS è organizzato in modo tale da poter ospitare altri artisti che intendano lavorare con questi mezzi, così da rendere e mantenere attivi sia la ricerca che lo spazio.
Foto: Studiomare
Durante la residenza di luglio 2017 a Borca hanno preso forma i progetti individuali:
Marco Rossetti, Giulio Napoli
Andreas Zampella, Rìcèrcati