Nei primi giorni di gennaio 2016, nuovo spunto per il Laboratorio sperimentale di stampa che si viene attivando nella Colonia di Borca.
Il progetto del Print Lab ha preso avvio a settembre 2015, durante il Workshop Riparare, prendersi cura, realizzato con Marta Allegri e l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Esso aveva l’obiettivo di sviluppare la capacità di trasformazione del territorio attraverso la cura e la manutenzione di oggetti e spazi.
All’interno del workshop, Sofia Bonato, studentessa dell‘Accademia, propose di dar vita ad un laboratorio sperimentale di incisione e di stampa negli ambienti della Stireria della Colonia, con macchinari ed oggetti lì rinvenuti, rigenerati a nuove funzioni connesse appunto alla stampa.
Durante il primo periodo di residenza, alcune vecchie teglie da pizza (usate allòra dai bimbi eniani della Colonia) trovate negli armadi erano divenute le prime lastre da incisione. La sezione di un palo di cemento trovato all’esterno della Colonia era stata usata per la pressatura.
Ora invece, si vuole usare la grande stiratrice, ferma da anni (vedi immagine) come un torchio da stampa, restituendo così al macchinario una vita meccanica. Si vuole recuperare e trasferire il movimento originario del motore con una ruota succursale alla macchina, realizzata con del legno recuperato, che mossa manualmente produrrà la rotazione del rullo.
Quest’idea è evidentemente bene in linea con la modalità operativa di Dolomiti Contemporanee e con la piattaforma di Progettoborca, che opera alla rigenerazione del grande sito di Corte di Cadore: si riattiva la stiratrice, e la si trasforma in qualcosa di nuovo, in un utensile creativo.
Si rifiuta il destino d’inerzia dell’oggetto, proprio come si rifiuta il destino d’oblio del sito straordinario di Borca.
Insieme alla stampa al torchio, il progetto prevede di stampare secondo le tecniche di incisione calcografica le impronte lasciate dalla fauna che di notte anima la Colonia.
Ciò sarà reso possibile dal recupero delle macchine ciclostili ritrovate in Colonia, il cui sistema di stampa meccanico, obsoleto, è stato soppiantato negli anni 80 dalla fotocopia.
In questo Winterlab, Sofia Bonato e Matteo Valerio rivolgono la propria attenzione al processo di (ri)costruzione e di funzionamento dell’oggetto, all’evoluzione del suo ruolo in termini di interelazione con chi lo utilizza e con l’ambiente in cui è inserito.
Non allo scopo di recuperarlo com’esso fu un tempo, ma di ripresentarlo rinnovato nella funzione.
Questa pratica di cura va contro e oltre l’esclusiva utilità economica e trova nella manutenzione il metodo con cui riportare azione in un luogo inerte.
Pensare ad una nuova funzione per un oggetto equivale a rifondarne la relazione con l’ambiente della Colonia, che sta cambiando natura, e con i suoi nuovi frequentatori.