25 ottobre ’24 / Rifrazioni al Cinema Antelao di Valle di Cadore

Rifrazioni
una rassegna di video prodotti in Dolomiti Contemporanee negli anni
Venerdì 25 ottobre 2024
Cinema Antelao – Via XX settembre 10, 32040 Valle di Cadore

Questa rassegna è parte di GEMMAZIONE, Cristalli Sparsi, Openstudio di Progettoborca, 25/27 ottobre 2024.

Proiezioni dalle 17:00 alle 19.00 

Magdalena Mitterhofer, Cortevideo, 24” 01′, 2023
Caterina Erica ShantaApnea, video, 13 min, 2024 – in progress
Giorgio Barrera, Invisibile, video, 22′ 03”, 2019
Giorgio Orbi, INTHEMOUNTAINS, video, 26′ 00”, 2018


Il Cinema Antelao di Valle di Cadore (Foto Teresa De Toni)

Abbiamo recuperato questo link online, relativo alla costruzione del Cinema Antelao di Valle di Cadore.
IL NOSTRO CANTIERE.
Il documento riportato data ottobre 1957 e titola maiuscolo sul Cantiere una parola che per Dolomiti Contemporanee è molto significativa, da sempre.
Diciamo pure che, culturalmente, proiettivamente, sempre volendo trasformare e nulla ingessare, ogni cosa da farsi, secondo logiche di sommovimento e rigenerazione, può esser detta Cantiere.
Nostro di chi, dunque? Nel caso nostro, “nostro” si intende “di tutti”, intendendo il valore della cosa, e del suo uso o riuso: è sempre un’idea di riscatto di Cristalli di Pubblico Patrimonio.
Riportiamo dunque il testo d’allora, mentre, da ora, iniziamo ad utilizzare il Cinema.

Cinema Antelao – 1957 – IL NOSTRO CANTIERE (Echi)

Ripreso i lavori il primo luglio, deciso a tutto osare, buttando a mare tutte le incertezze e divorandosi tutto il capitale.
Ora staremo freschi! Perché la cassa delle Opere Parrocchiali segna sottozero e nessuna barba di Burchiello potrà rialzarla con facezie e barzellette.
Ci vogliono anche quelle, intendiamoci. A cacciar via i pensieri. Ma per saldare i conti, per le strutture in cemento armato, per sassi e sabbia, per mattoni e calce, per le armature, per la giusta mercede agli operai, ci vogliono denari. Purtroppo.
Domandarlo a Isaia, cioè alla ditta Da Fies Pietro e Del Favero Antonio, che ebbe la fiducia del comitato e prelevò questa prima parte dei lavori in commissione: un terzo, approssimativamente.
Per fiducia meritata 
come dimostrano i lavori e come dice Berto, assistente contrario. Ma che, da sola, rende poco. Vestita con assegni, vale assai di più. Questo è un parere fondato. E’ il parere di una ditta!
In questo numero di «Echi», insieme al progetto, già pubblicato altra volta, diamo una abbondante fotocronaca dei lavori fatti, che mi dispensa dalla fatica di una dettagliata descrizione. E’ la parte più impegnativa dei lavori, dal lato tecnico, e più lenta.
Essa comprende quasi tutta la facciata, l’atrio d’ingresso con una magnifica pensilina, la biglietteria con le due rampe di accesso alla sala, una scaletta interna con due stanzini ad uso degli attori, il locale per l’impianto di riscaldamento ad aria compressa, tutto il palcoscenico coperto di solaio.
Ero tentato di mettere in testa a queste righe: 
«scarpe al sole».
Si sa che le scarpe stanno sotto il cappello. Non voglio dire al posto della testa, ma più giù.

Magdalena Mitterhofer, Cortevideo, 2023

La narrazione segue un gruppo di millennials che trascorrono le vacanze al Villaggio Eni di Corte di Cadore. Dall’incontro con Noel, noto scrittore di una generazione più vecchia, emergono le differenze tra le due generazioni e si innesca una discussione su come definiscono rispettivamente “progresso”, “radicalità” e “trasgressività”. Il film esamina in modo critico sia i nuovi valori dei giovani protagonisti e protagoniste sia le ideologie patriarcali dello scrittore più anziano.
Nel film l’ambientazione nel Villaggio Eni, con la peculiare architettura di Edoardo Gellner, introduce un’ulteriore prospettiva storica: il villaggio fu costruito negli anni cinquanta del Dopoguerra ed era un progetto pionieristico e fiore all’occhiello dell’Eni, la compagnia statale di metano e di petrolio (ora Agip), costruito per offrire alloggi per le vacanze a tutti i dipendenti.
Secondo l’artista nella storia del complesso si riflette lo sviluppo sociopolitico dell’Italia: “Ciò che era iniziato come un’utopia sociale postfascista è ora passato in mano ai privati o lasciato andare in rovina”.

 

Caterina Erica ShantaApnea, video, 13 min, 2024 – in progress

Cosa fare quando il mondo viene ricoperto dalle acque? In APNEA, concept video ancora in lavorazione, alcune voci raccontano un personale rapporto con le acque profonde del mare. Sono sogni d’acqua che trasfigurano nuvole incandescenti in proiezioni della mente sopra le cime dolomitiche. Queste ultime, milioni di anni fa, costituivano i fondali oceanici che, con sommovimenti tellurici e maree, si sono alzate in cime alte migliaia di metri.
I sogni d’acqua sono raccolti tramite la Open Call WATER DREAMS sostenuta da Dolomiti Contemporanee.

 

Giorgio Barrera, Invisibile, video, 22′ 03”, 2019

Ciò che è invisibile può manifestarsi in forme molto diverse da quelle che siamo abituati ad immaginare: Vaia si è mostrata con la distruzione ma non riusciamo ad immaginarla visivamente nel momento in cui correva fra le valli sotto masse d’aria calda.
Compiacimento, soddisfazione, emulazione, pornografia, godimento e aspettative generate dalle immagini tecniche sono le cose che rifuggo e che spesso in un certo senso combatto con i miei lavori che solo apparentemente sono privi di narrazioni forti.

Entrambi i video pongono riflessioni sulla traduzione per immagini di eventi drammatici e traumatici. Non sono immagini per lo spettatore bulimiconico o pornoiconico, che ne rimarrà deluso. I video vogliono essere infatti una sorta di contraccezione, sono dispositivi anticoncezionali creati per prevenire il concepimento o la moltiplicazione di un immaginario ovvio e sfacciato. Semmai ne creano un altro interiore.
La riflessione si risolve quindi  attraverso una simbolica e volontaria diminuzione ed interruzione della mostrazione del disastro. Nei video convivono dunque immagini reali e descrittive di luoghi interessati dalla tempesta che idealmente mostrano una sorta di durante l’uno e un dopo l’altro.

La tenda invisibile
Sono sempre stato interessato e colpito da quella ambigua inquietudine che nel quotidiano si cela  nelle azioni e nelle cose banali. Il telone azzurro che si muove posseduto da qualcosa, è solo abitato da una forza d’aria invisibile che lo anima e che con le sue forme ed i suoi suoni quasi ipnotizza. Vaia è stato soprattutto un vento dotato di una forza devastatrice che si è mostrato, per chi non lo ha vissuto, solo per ciò che ha lasciato dopo di sé. Chi non lo ha vissuto, guardando questo telone agganciato ad una villetta colpita dalla tempesta, può almeno immaginare la scala della sua forza vedendolo rimbalzare da una parte all’altra prendere direzioni improvvise, sorprendere, alzarsi, abbassarsi e rivelare che l’aria esiste in tutti gli spazi non occupati da ciò che è solido ed ha, a sua volta, infinite sembianze.

Le vacche al bosco
Questo video è stato realizzato nella Val Visdende, etimologicamente il suo nome può essere ricondotto al latino vallis videnda ovvero “valle che merita di essere vista” ma anche dal tedesco Wieste Ende ovvero “prato di confine”. Nel video insistono l’elemento del prato, il confine del bosco e qualcosa che attendiamo di vedere. Aspettiamo che il suono si trasformi in oggetto visibile, ovvero ci aspettiamo di vedere ciò che genera questo suono che ci giunge dal bosco e che aumenta di intensità col passare dei minuti e che si avvicina, trattenendoci nell’attesa del finale che ci appaga e vorremmo vedere.

 

Mountains look so beautiful that once you start looking at them you can’t stop. A glance lasts only a moment but it takes part of a whole metamorphosis

Giorgio Orbi, INTHEMOUNTAINS, video, 26′ 00”, 2018

INTHEMOUNTAINS riflette sul ruolo dello sguardo dell’artista ed il dialogo evolutivo con il paesaggio; un ruolo essenziale che accoglie le trasformazioni e le mutazioni della montagna contemporanea. Il titolo del progetto deriva da “What the Thunder Said”, la quinta sezione di “The Waste Land” di T.S. Eliot, del 1922.
La struttura del documentario è stata progressivamente costruita attraverso i contributi vocali di un programma radiofonico d’artista in onda durante un anno di trasmissione su RadioCortina, INTHEMOUNTAINS, dove Orbi ha invitato gli ospiti in conversazioni incentrate sul paesaggio e le sue trasformazioni.
Nell’immagine  i giocatori dell’Hockey Pieve guardano Pic Tyndall (2011), un video di Orbi sul Monte Cervino, mentre ascoltano le parole di Antonio De Rossi sull’origine del paesaggio alpino e sulla costruzione architettonica delle Alpi dal XIX secolo.
IT WAS A PLACE OF EXPERIMENTATIONS fa riferimento alla montagna, luogo-cantiere in grado di anticipare i fenomeni e luogo di sperimentazione che influenza poi le città.

*nota logistica: ci si trova all’ingresso del Cinema Antelao, Via XX settembre, 32040 Valle di Cadore. Si parcheggia l’auto alla vecchia Stazione di Valle di Cadore oppure al parcheggio della Chiesa di Santa Maria della Pietà oppure all’ex Càdor Hotel.

Progetto finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU
E sostenuto da tutta la rete DC

 

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