Kairos, scarto industriale, tessuti di Lanificio Paoletti e della Colonia di Corte, 232×225 cm, 2021.
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Entro nella colonia dopo 5 anni.
Ho le idee chiare, cerco subito le stoffe, in questa ricerca mi accompagna mio figlio di due anni e mezzo, il suo sguardo sulle cose si appropria del mio, scelgo una fra le tante coperte rosa che si trovano all’interno dei lettini dei bimbi che un tempo ne facevano uso.
Scelgo lei perché mi ci ritrovo, potrebbe essere una mia coperta.
Mi prendo cura del materiale trovato lavandolo, il tessuto ha segni evidenti di usura.
Lo porto nel mio studio, osservo il materiale raccolto. Fra il mese di settembre e ottobre sono tornata alla Colonia per trovare delle tracce di sedimentazione del tempo, alla fine quando arrivo in questo luogo cerco sempre questo, in che modo elementi del tempo naturale (vento, pioggia, sole) abbiano scolpito i segni del paesaggio (naturale e artificiale).
Come una chiromante che legge la mano, leggo la roccia, le pareti, i pavimenti; mi accorgo che Gellner già lo aveva fatto, è evidente, il suo sguardo è così mimetico ma allo stesso modo onnipresente, guida attenta alla mia visione.
Fermo attraverso il frottage questo scorrere del tempo, lo applico al pavimento, elaboro poi le immagini che vedo in questa impronta che diventano altro, dei motivi preziosi su una coperta rosa.
I motivi preziosi sono stati fatti con degli scarti di produzione industriale del Lanificio Paoletti, prestigiosa realtà locale di produzione tessile (e partner di DC, NdR).
Kairos nasce da materiali decontestualizzati, valorizza il materiale di scarto nel ciclo produttivo, offrendoci un immagine di leggerezza, di gioco, ma allo stesso tempo ferma il decomporsi della materia organica diventandone simbolo.
Foto: Giacomo De Donà
Cristina Calderoni, ottobre 2021