Alessandro Pagani, Laughing Windows (Chi vive in quella Colonia?), allestimento all’ultimo livello dei dormitori M, ottobre 2019.
Una mostra personale, con una quindicina di quadri variamente assortiti, prende corpo durante l’Openstudio di finestagione 2019.
Una dialettica s’instaura in sala, fatta di contrapposizioni e ricalibrazioni, formali e cromatiche.
I piccoli cinematografici grondan colore (in prevalenza rossi e aranci e verdi), e trovano una relazione con i gialli di pilastri, setti e soffitti.
Gli atri paesaggi e figurazioni b/n, con la severità razionale del sintetico design d’abbandono.
Due piccoli quadri realizzati appositamente su Borca, sovrappongono le ambientazioni e atmosfere del Villaggio a quelle dei B-Movies, horror e sci-fi, degli anni ’50/’70.
In Brainstorming 171 (olio su tela, 40×40 cm, 2019), Mattei e Gellner, in uno strano salotto d’attesa, accompagnati da altre due uomini, s’avviano verso la dissoluzione?
Dove conduce l’apertura di bocca che spalanca il mobile-bar/scrivania di Gellner, spariti i bicchieri? (Il mobile fa parte dell’arredo originale di ogni villa. Il quadro riprende una foto storica del 23 agosto del 1955: il brindisi inaugurale nella prima casa campione, appena completata).
E’ dunque questa un’eco della disgregazione finale della storia? No, è un quadro.
In Friday (olio su tela, 30×60 cm, 2019), alle capanne rosse al campeggio, si aggiunge un piccolo contrappunto discreto sulla sinistra.
A ben guardare, un contrappunto sinistro: citazione di Friday the 13th.
Untitled (Italian archive II), è un olio su tela (55×57 cm) realizzato nel 2015: un mix di turpi fatti nazionali, Mattei ammazzato e Ustica? No.
Tra le “riesumazioni cinematografiche”, anche Untitled (L’etrusco colpisce ancora), olio su tela, 30×60 cm, 2019, e il pupiavatiano Untitled (The House with Laughing Windows), 60×195 cm, 2016.
Poi una serie di altri oli su tela, sparsi tra gli arredi fissi e i letti del dormitorio silenzioso. In cui alle visioni e scorci perturbanti (Unheimlich, sei pannelli, 96×100 cm, 2009) dei grevi paesaggi friedrichiani (ma son le Dolomiti zoldane ad essere rappresentate: l’artista fin da bimbo passa le proprie vacanze nel Tabià di Fornesighe) si accosta una trasfigurazione del volto di Van Dick.
E tra i legni del piol di Fornesighe, nel pannello centrale del trittico Weird Tales, torna finalmante Night of the Living Dead di G. A. Romero.
Foto: Nicola Noro e Giacomo De Donà