Risulta, 2017
bivacco
300x400x240 cm.
22 ottobre 2017, quarta fase di Dislivello: inaugurazione di Risulta.
Dopo aver avviato il progetto e programmato la spedizione, organizzandola nei dettagli (fase uno);
dopo aver raggiunto Borca di Cadore da Garbagnate Milanese, quasi venti giorni camminando, attraversando e marcando i paesaggi (fase due), avvicinamento lento al campo di lavoro alpino;
il 7 agosto Nicolò Colciago e Stefano Comensoli, i muscoli delle gambe belli gonfi e tonici, sono giunti all’ex Villaggio Eni.
Dopo il viaggio, non era venuto il tempo del riposo: occorreva costruire qualcosa, come sempre fanno loro, operosi.
E si è presto deciso: un bivacco sarebbe sorto nel fitto del bosco, fuori dalla Colonia, che è la gran gabbia mangiatutto, da cui è bene evadere talvolta, esulare, per non spossessarsi di sè, ossessionandosi d’essa.
Ma la Colonia è nel Villaggio che è nel bosco che è nella montagna, che è un paesaggio, che quindi va costruito.
Il bivacco in autocostruzione, quale luogo di sosta tra gli abeti rossi e i pini, una stazione geometrica minima, costruita a regola d’arte secondo i principi compositivi sintetici propri di Spazienne, semplici e rigorosi. Architettura o scultura? Estetica o funzionalità? Probabilmente sarebbe saggio eliminare la congiunzione disgiuntiva. La scocca minima, Risulta del Viaggio tutto di Progetto, è sorta.
Abbiamo detto, il 22 ottobre, quando Risulta è stato infine presentato, all’interno del programma dell’Openstudio Fuocopaesaggio: Risulta/ordigno ha innescato il bosco, i suoni del dislivello si son sparsi dentro e attorno al bivacco-satellite (Apollo2017), che è un’architettura compiuta, scultura agibile di quadri legati, spazio poetico e tecnico che marca la radura, i cui materiali coloniali saran riaggregati ancora presto, in altra forma e funzione; arrivarci promenando oltre i muri e la frana, è un moto.
Il bivacco è stato realizzato con materiali provenienti quasi esclusivamante dalla Colonia. Ogni tronco, asse, lastra, tubo, vetro, plastica, infisso, è stato selezionato dai due costruttori, e trasportato a schiena fuori la Colonia, e oltre il Villaggio, e oltre la Ruina di Cianzia, sul terreno disdetto della Regola di Borcia, là in mezzo a quel bosco. Le ghiaie a carriola. Funi e cordami. Pannelli, tavole e liste e viti e mazze e martelli. Un generatore prestatoci da Cadore Scs. Due altre centinaia di chilometri ancora, hanno percorso, Nicolò e Stefano, per completare la costruzione: chi c’è venuto la conosce, la vastità di questo spazio. E loro han deciso di percorrerla ancora.
In tre settimane, hanno assemblato e chiuder bene, ed eccolo sorto, il piccolo padiglione cromatico, con quel suo giallo di Gellner, con intere parti materiche e dunque brani della storia trasferiti da lì a qui, per ancora una volta fare quel che aveva fatto già lui: fare paesaggio, mettere la costruzione nella natura, architettare natura, plasmare funzioni, e via.
Qua lo vedete, è parte di questo video.
Questo spazio qui camminarà ancora, e si trasformerà.
Noi che c’eravamo, l’abbiamo visto.
Qui (scroll) Spazienne su Risulta, con un testo di Annika Pettini.
Le foto sono di Archivio DC, Catia Schievano e Spazienne.