Dal 22 al 24 giugno 2022, presso il Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito di Cadore (Bl), si svolgerà il 56esimo Corso di Cultura in Ecologia, che quest’anno è dedicato al tema Biodiversità in pratica/Biodiversity into practice.
Il Corso di Cultura in Ecologia è organizzato dal Tesaf (Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali) dell’Università degli Studi di Padova, con il Comune di San Vito di Cadore, in collaborazione con Dolomiti Contemporanee (dal 2018), Fondazione Angelini.
Nel 2018, il Corso ha lanciato il Primo Forum di Cultura dei Cambiamenti Climatici, che quest’anno torna, con la seconda edizione, che anticipa il Corso e si svolge a Belluno, presso il Centro Giovanni Ventitreesimo, mercoledì 8 giugno.
Presentazione edizione 2022 del Corso di Cultura in Ecologia.
Biodiversità in pratica/Biodiversity into practice.
Il Corso si svolge tra il 22 e il 24 giugno presso il Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito di Cadore, e prevede una visita all’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore nel pomeriggio di giovedì 23, con la presentazione di alcune delle attività qui sviluppate da artisti e ricercatori (Lorenzo Barbasetti di Prun sull’edibile selvatico, Stefano Caimi su Tempesta Vaia).
La Biodiversità nel suo complesso, ossia l’insieme della diversità intraspecifica, della diversità interspecifica e degli ecosistemi, si sta riducendo ad una velocità mai osservata prima nella storia dell’uomo. La degradazione e la trasformazione degli ambienti, sia d’acqua sia di terra, determinate dall’attività antropica sono la principale causa dell’erosione della biodiversità. Secondo l’IPBES la biosfera sta venendo alterata ad una velocità mai vista prima: il 25% delle specie animali e vegetali conosciute sono a rischio di estinzione, la biomassa complessiva dei mammiferi negli ecosistemi è diminuita di oltre l’80% e si è estinta la quasi totalità delle specie di pesci delle acque dolci. La riduzione della biodiversità in genere ha determinato una minore capacità dei sistemi naturali di resistere ai disturbi e quindi una maggiore “instabilità” nei flussi dei diversi benefici che l’uomo riceve dalla natura.
I modelli indicano che l’inversione di tendenza sarà molto difficile da realizzare ma comunque è necessario porre in atto tutte le soluzioni possibili per conservare la biodiversità ancora presente nel nostro pianeta.
Il 56° Corso di Cultura in Ecologia affronta il problema con approccio pragmatico cercando di portare esempi di buone pratiche che possano essere di riferimento a chi gestisce i sistemi naturali, quelli semi-naturali e gli agroecosistemi. Contestualmente si discuteranno anche aspetti più prettamente teorici, che sono di grande importanza per poter predire gli effetti delle azioni di conservazione. Una parte del corso sarà dedicata anche all’analisi delle modalità di gestione del territorio nel passato che possono rappresentare modelli ancora oggi replicabili proprio alla luce della minore banalizzazione dei sistemi colturali. Rilevanza sarà data anche aspetti legati alla comunicazione ed al ruolo che possono avere le discipline artistiche nel far comprendere l’importanza della tutela della biodiversità. Sarà anche presentata l’imminente iniziativa finanziata da PNRR relativa all’istituzione del National Biodiversity Future Center – NBFC che sarà il centro di riferimento nazionale per quanto riguarda la Biodiversità.
La contestuale presenza di esperti con diversa formazione e approccio rappresenta il tentativo di mantenere la discussione nell’ambito di una “(bio)diversità di sensibilità” che senza dubbio rappresenta una specifica ricchezza di questo Corso di Cultura in Ecologia.
Ricordiamo che Dolomiti Contemporanee e Progettoborca collaborano dal 2018 al Corso di Cultura in Ecologia, che l’Università di Padova realizza da oltre sessant’anni presso il Centro Studi Lucio Susmel di San Vito di Cadore.
Nel 2018, il 54esimo Corso si intitolò Uomo, natura e grandi infrastrutture: una triade da ricomporre. Già si rifletteva sui temi e gli impatti previsti dall’Olimpiade
Milano Cortina 2026. Tra gli ospiti invitati da DC, vi furono allora gli architetti Antonio De Rossi ed Edoardo Narne (che in seguito sviluppò un progetto per Sanvito Apede), e il prof. Giovanni Luigi Fontana.
Nel 2019, il 55esimo Corso, intitolato Foreste e danni da vento, fu dedicato a Tempesta Vaia.
Tra gli ospiti invitati da DC, vi furono il fotografo Filippo Romano, lo chef e designer Lorenzo Barbasetti di Prun, entrambi attivi nel progetto Cantieredivaia.
Reti territoriali integrate e biodiversità culturale
In generale, Dolomiti Contemporanee ha condotto molti artisti, architetti, ricercatori, già coinvolti nei propri progetti e attività sul campo, nelle precedenti edizioni del Corso di Cultura in Ecologia, favorendo il confronto multidisciplinare all’interno di questo contesto di studio del territorio, e le interazioni tra i saperi e le pratiche diversi.
Questo tipo di azione connettiva è da sempre alla base del nostro approccio; il suo carattere ecologico è anche alla base della sintonia con il lavoro del Centro Studi di San Vito. La pluridisciplinarietà dell’indagine, dell’attenzione, del progetto e dell’azione sugli habitat/contesti, va letta come una forma e un metodo della Biodiversità culturale. Il confronto e la collaborazione tra conoscenze e competenze diverse, è un arricchimento del patrimonio e del valore della ricerca, che può fornire risposte integrate, e quindi meno schematiche, a temi complessi, che necessitano di una visione articolata e di una vasta integrazione delle conoscenze.
La Biodiversità culturale così intesa, quale strumento evoluto dell’approccio allo studio, alla ricerca, allo sviluppo e alla governance delle risorse territoriali, è stata anche al centro del lavoro sviluppato nel 2021 al Tavolo Tecnico di Confronto per il Settore Primario della Regione del Veneto, ideato e gestito dalla dott.ssa Giulia Ruol, nonché del ragionamento alla base dell’idea della costituzione di un Centro Ricerche e
Servizi Dolomiti Cluster, che DC sviluppa da anni sull’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore con Progettoborca, anche qui, in collaborazione con il Centro Studi di San Vito.