12/14 settembre ’24 – RIPARIPA: le foto e il commento del Convegno

 

Iersera (era la sera del 12 settembre), che bellezza & buonezza.
Le Atmosfere Salve, nell’aperitivo di
RUPE di Lorenzo Barbasetti di Prun nella prima e storica sede di Prometheus in Colonia. Prometheus che RODE l’altrove: uno che sa spostarsi.
RUPE ha dunque lanciato
RIPARIPA, Convegno sulla Rigenerazionedel Paesaggio e sul Riuso del Patrimonio, curato da Dolomiti Contemporanee in Progettoborca, 12/14 settembre 2024.

Tisana a base di erbe autoctone qui colte poche pore prima.
Sciosele in ostrica, con peperone verde. Salmerino crudo (dal Lago del Mis) su letto di patata (Azienda Agricola Sanwido) bollita con fioretta.
La fioretta è una crema di ricotta tipica del nord-ovest vicentino.
Un Pinot Grigio Vigne Salse (a Venezia, sta vigna salina).

Tutte le foto che trovate in questo post sono di Teresa De Toni

 

RIPARIPA

Le foto della sessione mattutina di apertura del Convegno (13 settembre ’24).
Dopo l’accoglienza da parte dell’Hotel Boite (grazie Francesca), Gianluca D’Incà Levis ha introdotto i temi, lasciando quindi spazio ai relatori.
Ha aperto Pierpaolo Zanchetta, con un intervento dal titolo: La rigenerazione in un Patrimonio mondiale: idee ed esperienze della Fondazione Dolomiti Unesco.
A seguire, Maura Manzelle (IUAV), che ha parlato di Montagne Farlocche e di buona formazione didattica.
Titolo del suo speech: Pratiche di progetto e formazione tra conoscenza, restauro e innovazione. I casi studio di Erto, Corte e Casso.
E quindi, dopo aver portato settanta ragazzi a progettare a Corte, ne 2023, per il 2024 li portiamo a Casso, quesro il caso studio di quest’anno, che genera l’ennesima connessione interterritoriale.
Quindi abbiano mangiato e chiacchierato ancora: pranzo offerto dal Boite.
Alla ripresa dei lavori, ecco La ripresa del dialogo. Una tesi di Laurea Iuav su Corte di Cadore: Edoardo Turozzi ha raccontato il suo approccio al sito, e le ragioni delle sue scelte progettuali e compositive.
Subito dopo, in gruppo si è trasferito in Colonia, per il programma pomeridiano.

Dopo avere visitato alcuni degli ambienti principali, si siamo fermati in Aula Magna.
Qui, Mattia Marzaro, Thomas Bisiani, Adriano Venudo e Andrea Catto, tutti architetti o ricercatori dell’Università di Trieste Dip. di Architettura, ci hanno raccontato L’esperienza come progetto. Ten Drawings For Gellner e presentato l’edizione Pamphlet 02. EKS TÈMPORE / TEN DRAWINGS FOR GELLNER.
E si è parlato di processo e di formazione, e anche, in un bel discorso, della determinazione morale che caratterizza i bravi insegnanti.
Dopo di loro, è stato il turno di Sofia Tonello, architetto, con l’intervento, Cave, Patrimonio estrattivo. The Carrara Marble Heritage Heritage. Idee per un processo creativo di riconoscimento e protezione attraverso la ricerca.
Sofia Tonello è architetto. Collaboratore alla didattica allo Iuav (Restauro), specializzata presso la SSIBAP (Iuav) con una tesi di ricerca sui temi della conoscenza e tutela del patrimonio culturale e paesaggistico del marmo e della sostenibilità culturale dei Beni Culturali e Paesaggistici.

Entrambi gli interventi, belli e ricchi, sono stati molto apprezzati, poi io dialogo è fluito, tra molti, e l’Aula Magna, ancora, era un pensatoio attizzato coi sorrisi presenti.
Poi, nella serata fresca di Corte, prima neve dell’anno a 1.500 mslm, tutti a spasso per il Villaggio, le esperienze sensoriali, ed estetiche, e intellettuali, e avanti.

14 settembre ’24, il commento alla giornata conclusiva della prima edizione di RIPARIPA.

E dunque la prima edizione di RIPA2 si è conclusa. Macchè, non è vero, come sempre qua, si è trattato di una semina, invece che di un raccolto, ed è ben diverso. Sono i prodotti infatti, o i funghi, a finir sul fondo della cesta, mentre i processi rilasciano a lungo un siero sensibile, e non li stringi nel tascapane. Quindi molte cose sono state prestamente (ma non frettolosamente) intuite traviste bozzate esternate ricevute (scambiate), nell’interazione costante tra tutti i partecipanti del Convegno, davvero molto desti, in virtù delle affinità delle qualità umane e intellettuali e della comune tendenza a immaginare e migliorar costrutti, perché questa attività di fomentazione dei paesaggi interculturali è incentivante, un moto vivo che non sbadiglia; sono state prestamente covate, dicevo, queste micce, o comunque si è cominciato già a scorgere l’abbozzo preformale di altre colture radicanti a venire, a pensarle, dirsele, proporsele, e ne faremo diverse, sta’ un po’ a vedere, già nelle prossime settimane e poi mesi, ed anni. Il Convegno è andato bene eccome: i relatori sono bravi, ed hanno tenuto un profilo alto. I temi e le trattazioni chiari e distinti, come anche le idee, e le proiezioni, le metodologie, le motivazioni, l’ironia, l’impegno. Nessun momento noioso o d’inceppo o d’attesa: grazie a tutti per l’aderenza, al pensiero, alla realtà; ad un pensiero reale, che è quasi trasparente (screziato dai filamenti critici, cromatici, più scuri), spaziale ma incarnato. Nella successione degli interventi, si è manifestata un’altra caratteristica, che accumuna i singoli (questi singoli), e che si spande come un fattore ambientale, o un virus, agglomerando un clima. L’elemento comune caratterizzante i propositori, quello più evidente e significativo, è stato la volontà d’applicazione teleologica delle ragioni e delle qualità della forma (del pensiero, dell’opera, del progetto, concetto e percetto, dei paesaggi). Più che un movente, un fil della schiena, vertebre a vista, son crode articolari, premeditate. All’interno di un campo delle forze che è anche una libera griglia rivalutativa (sarebbe Dolomiti Contemporanee) del potenziale degli enti e delle loro relazioni plausibili, non oziose, non banali, esiste lo spazio per la dichiarazione responsabile, la rivendicazione non ideologica, nella scena a tratti inappuntabilmente granguignolesca (in spregio ai modi smunti dell’onanismi accademicistici, ad esempio), si può dire che si sa e si vuole fare, fare bene, studiando i buoni e migliori esempi, che sono i migliori libri, naturalmente, nella realtà pregna e concreta del mondo, che poi sarebbe la letteratura. L’atmosfera, tocca ripeterlo, è uno degli elementi centrali da inalare come un gas nelle azioni DC (diciamo azioni dai, non chiamarli eventi): essa viene percepita da chi è aperto come un valore, da chi è chiuso come un disturbo. Un clima degli intendimenti convergenti che scrocchiano come prototipi di meccanismi ingegnosamente semplici, mentre si incernierano, e saranno moto e presa a determinare la forma del loro composto. Un clima come una falce anche ma dolce, falce nel cervello, per una messe intercefalica, senti che profumo quel fieno di giornata. Un clima come un settaggio raggiunto, al livello del quale le relazioni si equalizzano e diventano effettivamente propositive come lo scambio, che non va mai dato per scontato. Spesso dice o finge di esistere, lo scambio, e invece non avviene, se non sull’ala torbida di un’apparenza falsa irricevibile; non avviene mai se non s’accende un diamine di clima, ovvero se non carichi l’aria, elettrificandola (ma dentro, una solida, calcarea, sardonica, pace interiore). La qualità degli interventi è stata notevole, al Congresso, come anche la determinazioni manifestatesi, legate a diversi elementi, portati e discussi: il progetto, il paesaggio, la formazione, la didattica, la cura, le reti reali e la capacità d’interazione, la critica estetica, Il Meteo Ed Il Lupo.

Bravissimi gli artisti, non corre neppur ripeterlo dici, e invece sì: concreti quanto gli altri, forse più, e però astutamente poetici. Agnese Galiotto con la presentazione di Foris nel Trampolino Italia di Zuel; e poi Giovanna Bonenti e Fabio De Meo, coi quali abbiamo chiuso il pomeriggio alla Chiesa di Nostra Signora del Cadore, a scoprire Una Formica in Cielo.
Grazie agli architetti senjor (Alberto Winterle e Lorenzo Weber, e Alberto ci ha parlato di Architettura alpina contemporanea e rigenerazione del patrimonio costruito, lo sguardo di Turris Babel, rivista della Fondazione Architettura Alto Adige, ed ha presentato in anteprima il nuovo numero di Turris, dedicato a “Il futuro della montagna”, molto bello; e Simone Sfriso, che ci ha ricordato Abitare condiviso, un workshop di formazione, architettura, autocostruzione a Corte di Cadore 2016-18, e ci ha parlato di Portsmouuth e d’altro ancora) e ai giovani architetti (Mattia Menardi Menego, che ci ha parlato del Trampolino  Italia di Zuel;  Edoardo Turozzi, col suo intervento misurato, utile, e ben localizzato, in generosa parsimonia): anche qua, nessun subordine, che tutti son bene adulti e lucidi e ragionano insieme, ed è così che la macchina fila (pei crinali che aprono il fondo).
Gli altri relatori della prima giornata li abbiamo ricordati poco sopra: e già insieme a Manzelle e Zanchetta faremo una cosa insieme il prossimo 10 ottobre a Casso, info a breve su www.dolomiticontemporanee.net
Grazie a Paolo Faccio e a Greta Bruschi, che han presentato Restauro del Patrimonio. Interventi di conservazione su calcestruzzi esistenti. Una sperimentazione tra efficacia e sostenibilità: il caso studio a Borca di Cadore Ex Villaggio Eni.
Grazie alla franca schiera dei Pamphlettisti guidati da Mattia Marzaro: quante aperture, reciprocità, triangolazioni.
Grazie a Franco De Bon, Sindaco di San Vito di Cadore, che è intervenuto, insieme a Giulio Menegus, che sostituiva Tommaso Anfodillo del Dip.Tesaf Unipd, per parlare con Gianluca D’Incà Levis di Reti, territorio, ricerca, cura, sviluppo. La relazione e i progetto condivisi tra Dolomiti Contemporanee e il Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito di Cadore.
Grazie agli amministratori e rappresentanti di enti collaborativi o partner di DC, Roberta Alverà, vicesindaco del Comune di Cortina d’Ampezzo, Giorgio Da Rin, Assessore allo sport e ai lavori pubblici del Comune di Cortina d’Ampezzo, Benedetto Gaffarini, Fondazione Cortina, Franco Sovilla, Presidente di Cortina for Us, con i quali abbiamo introdotto Infrastruttura Paesaggio, un programma di ricerca, monitorizzazione e archivio fotografico legato al territorio ed a Milano Cortina 2026. Una rete interterritoriale tra Cortina e Borca. L’Olimpiade e il territorio, cantiere e comunicazioneRicordiamo che Infrastruttura Paesaggio è un programma di analisi e critica dei mutamenti di DC, per la parte di ricerca e archivio fotografico curato da Teresa De Toni.
Grazie ai partecipanti del Master in Progettazione Paesaggistica dell’Univeristà degli Studi di Firenze condotti da Anna Lambertini, son stati con noi qui da mercoledì scorso, si sono immersi, hanno osservato, percipito, partecipato, raccolto. E verrà il loro primo Sguardo.
Grazie a Giorgio Barrera, che gravita su DC e Progettoborca da anni oramai, e per fortuna, numerosi i suoi progetti significativi in DC, e in RIPARIPA abbiamo presentato Anatomia e Dinamica di un Territorio“, con cinque edizioni oramai all’attivo, tanti ragazzi del Bauer in residenza ogni anno, e quattro volumetti stampati, gli ultimi due dei quali (2022 e 2023), presentati in anteprima proprio in questa occasione, insieme ad altre Edizioni).
Grazie all’Hotel Boite, che ci ha ospitato e supportato, più di mezzo convegno l’abbiamo fatto al Boite, ma essenziali anche gli spostamenti in Colonia, alla Chiesa, al Campeggio. Tra le Ville, nel Bosco, sotto e sopra alle Crode: nel Paesaggio: come anche altrochenò nei bar & balere di Borcia.
E grazie a chi è venuto, ed ha tenuto gli occhi aperti, e si vedeva, si sentivano girare le palle degli occhi, con quei rumori secchi a schioccare dei nervi, Stek, prima della picca di Fulci, poi oggi domenica 15 molti partenti da Corte son venuti a Casso a vedere Le Fogge Delle Rocce, e avanti.

Foto: Teresa De Toni

 

 

Progetto finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU
E sostenuto da tutta la rete DC

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