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Nel 2021, Stefano Caimi ha iniziato a lavorare in Progettoborca.
La Capanna bassa alla Colonia, utilizzata dal 2014 come studio termporaneo per gli artisti, ha cominciato a trasformarsi un’altra volta.
Ad ottobre 2021, nell’ambito dell’Openstudio olimpico, Caimi vi ha presentato i temi della ricerca, ed alcuni primi esiti formali dei processi avviati.
Stuba accesa, legne e sacchi a pelo, la Capanna nel bosco è il suo laboratorio in residenza.
La performance Roots è stata eseguita venerdì 29 ottobre.
Studio Capanna Bassa – Visual & Sonic Practices on location
Linguaggio e natura sono due elementi portanti all’interno del lavoro di Caimi. I suoi processi di ricerca
indagano la possibilità di restituire, in modo a noi comprensibile, le straordinarie capacità di comunicazione del
mondo vegetale. Quella rete fitta che sappiamo essere fatta di una catena continua e consequenziale di
causa-effetto in cui si intrecciano vita e morte, che scardina l’inizio e la fine a favore del concetto di ciclicità. In
questi processi, spesso sfuggenti ai nostri sensi e lontani dalla nostra soglia di attenzione, si inserisce il lavoro
di Stefano e la sua necessità di fermare quell’attimo. Attraverso la chimica, la fisica e il linguaggio della
tecnologia, l’artista riesce a cristallizzare fasi diverse di questi processi, in modo da renderli immersivi e reali, visibili a
occhio nudo. Senza distorcere la loro natura ma sospendendola con processi alternativi e affini.
Nello Studio in Capanna Bassa, con il supporto del Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito, concentro la pratica artistica sulla riprocessazione delle necromasse da parte di funghi e insetti xilofagi.
La ricerca, tramite restituzioni visive, mira a sottolineare la riprocessazione dei corpi morti che avviene in ambiente, come elemento fondamentale per la rigenerazione della foresta.
Questo lavoro si inserisce in Cantieredivaia, il programma di ricerca avviato da Dolomiti Contemporanee nel 2019, all’indomani di Tempesta Vaia.
Roots | Audiovisual Performance – Le radici del paesaggio sonoro
La performance si struttura su un flusso ciclico, composto da immagini e suoni sintetizzati tramite algoritmo, che permette loro di svilupparsi in modo sincrono. Lo spettro di suoni e luci ha una struttura ridondante nel tentativo di far percepire i differenti strati che compongono il paesaggio computazionale.
L’elemento portante e la radice, come simbolo della complessita della natura. Nel visual le onde generate dai singoli suoni agiscono come gli impulsi utilizzati dai vegetali per comunicare tra
loro. Questo porta a una ciclicita sensoriale che permette di scendere da una percezione di insieme a una dettagliata, cogliendo elementi unici e differenti.
Foto: Stefano Caimi e Giacomo De Donà