Il progetto Cleanland prende spunto da Flatlandia, celebre racconto fantastico e spaziale di E.A. Abbott.
Rilevare, tracciare la pianta-madre, scalata nell’ambiente, riflettere sull’ontologia dei piani orizzontali quando essi intersecano i piani verticali, e trovare un sistema coerente per la loro trasposizione, e poi pulire, pulire l’esterno della pianta ritracciata, ma non il suo interno, dove ogni frammento e strato e polvere rimangono al proprio posto, pulire e manutenere, dentro alla tuta bianca, come il tecnico di una centrale nucleare che maneggia le barre di cadmio e boro, per accelerare ancora, finalmente, i neutroni del nocciolo di questo inesausto reattore di potenza, e il combustibile oggi è davvero questo, l’energia dell’idea, nella cultura e nell’arte, ed è così che la fissione nucleare potrà compiersi di nuovo, si sta compiendo, si compirà.
La pianta della Colonia aderisce al suolo ed ai muri (traversando i piani verticali, dove la pianta li incontra). Ciò che è fuori dal perimetro riportato vien pulito. Ciò che è dentro rimane sporco. Si cammina fuori. Silvia Hell lavora all’interno degli Spogliatoi e delle Docce Femmine della Colonia (docce per maschi, docce per femmine, tutto ben diviso e organizzato su principi di efficienza, qui dentro, dove, quando il cane a sei zampe scodinzolava ancora, bau, oltre 600 bambini ed altre 200 persone vivevano insieme nell’edificio-città di 30.000 metri quadri).
Cleanland è un intervento di riduzione, appare minimo, al limite del visibile e il nome prende ispirazione dal libro di Edwin A. Abbott ‘Flatland’ che narra di un mondo bidimensionale e della sua organizzazione sociale.
È attuata una strategia attraverso la riduzione, se un abitante del mondo a tre dimensioni, di Spaceland, si immedesima in un abitante a due dimensioni, potrà facilmente dedurre che l’universo che abita non è limitato alle dimensioni del proprio mondo (come accade all’abitante a due dimensioni del libro quando incontra una sfera, abitante delle tre dimensioni), e, ribaltando la riduzione in un’estensione, potrà immaginarsi un’organizzazione universale differente.
Annotazioni sul Villaggio, premesse:
– del Villaggio, progettato nei minimi dettagli per essere vissuto, oggi si vede chiaramente lo scheletro.
– l’architettura organica della colonia ha un impianto distributivo articolato.
– gli edifici sono collegati tra loro da rampe-corridoio.
- tutti gli ambienti erano adibiti a specifiche funzioni
– ogni edificio ha diverse aperture e attraverso le porte anti-panico si esce direttamente nel bosco.
– vi sono punti all’esterno dai quali si vedono scomparire nel paesaggio i corridoi e gli enormi spazi vissuti internamente.
Cleanland compare e scompare attraversando lo spazio; è un’organismo immerso nell’ambiente, lo occupa seguendone la morfologia. Cleanland è la parte visibile e invisibile allo stesso tempo.
La morfologia che attraversa è l’architettura, un’architettura stratificata: Mattei, Gellner, Dolomiti Contemporanee.
La pianta è una riduzione, e come ogni riduzione ha dei privilegi: la vista dall’alto, la progettazione e l’organizzazione degli spazi. Nel passaggio dal disegno, dal piano, alla costruzione e fruizione, aumentano le dimensioni.
Dopo aver attraversato gli spazi della Colonia ho identificando nelle docce femminili e in una parte degli ambienti destinati alla distribuzione del vestiario il luogo in cui lavorare.
In una prima fase di studio non verrà toccato nulla, prenderò le misure, ridisegnerò lo spazio e gli oggetti all’interno facendone una pianta e un modello 3d in scala. Ridisegnerò la pianta della colonia seguendone la linea di contorno.
Ho deciso di utilizzare solo una linea che definisca la colonia come forma unica, per cui se vi sono degli ambienti separati, non saranno compresi nel disegno.
Sovrapporrò quindi la pianta della colonia a quella dell’ambiente docce-vestizione occupando tutto lo spazio con la pianta della colonia, fino a trovare l’orientamento corretto. Questa scelta dipenderà da come si andranno a toccare i diversi elementi presenti.
Silvia Hell, Cleanland
agosto-settembre 2015
Colonia, Docce Femmine e Stanza Vestizione