Installazione-audio in Progettoborca
La performance installativa è stata presentata nel corso dell’Open-studio del 5 settembre 2015.
Questo lavoro di Michelangelo Penso riflette, utilizzando oggetti e materiali fisici e umani reperiti a Borca, riflette sul concetto di Confessione, e più precisamente sulla reificazione del concetto originario (anzi, sulla terza trasvalutazione, potremmo dire, storicamente) di confessione intima, oggi trasformata in rito pubblico e cerimonia pubblica di massa attraverso i display mediatici e i circuiti voraci della comunicazione televisiva.
L’Aula Magna della Colonia è lo Spazio in cui il lavoro ha preso corpo plastico.
La riflessione viene messa in scena a Borca, perchè il Villaggio, con i suoi ambienti vuoti, abbandonati, silenziosi, postumi, vasti, è il luogo ideale in cui inscenare lo svuotamento del pieno vacuum, rigettato criticamente (o semplicemente analizzato, nella propria fisiologia), dove rovesciare il vaso terribile della dissipazione convulsa del senso, per notomizzarlo, in cattività, oggettivato, neutralizzato, posto in vitro.
Materiali costitutivi del progetto: atomi di Borca:
i quattro confessionali lignei disegnati da Edoardo Gellner, collocati sul soppalco dell’Aula Magna, sono stati trasportati al centro della sala centrale, e posti in formazione circolare al centro della stessa, sotto alla grande catenaria obsolescente.
Tutt’attorno, a raggera, sono state installate ottanta sedie di legno originali (Fantoni per Gellner), portate dal refettorio.
L’allestimento è stato completato da un sonoro: da alcune delle sedie vuote, attraverso una serie di riproduttori audio fissati sotto alla seduta, escono delle voci: si tratta delle registrazioni delle laiche “confessioni”, delle memorie e dei pensieri, delle persone invitate dall’artista a condividere quest’esperienza:
1) Le voci (sguardi interni) sono quelle di 15 abitanti di Borca, che narrano le proprie storie: narrano del loro rapporto con il Villaggio e la Colonia, rapporto consumato, mancato, contrastato, negato, recuperato; ognuno racconta la propria idea di questo luogo, e il rapporto di esso con la comunità: il rapporto del Gigante alieno con una piccola comunità che mai potette venire integrare alla coscienza domestica del territorio?
2) Altre voci (sguardi esterni), sono quelle raccolte dall’artista da alcune persone (intellettuali, uomini di cultura, religiosi, curatori) che riflettono, da diverse posizioni culturali, filosofiche, sociali, politiche, religiose, sul concetto storico della Confessione, in senso generale.
Una performance naturale ha avuto luogo nell’Aula Magna, nel momento in cui alcuni dei testimoni intervistati (borcesi), o del pubblico, sono apparsi fisicamente, prendendo posto sulle sedie, a parlando, sopra alle proprie voci, ed a quelle degli altri.
Le persone parlano e ascoltano, e la loro confessione pubblica è silente, è un dialogo, non uno spettacolo: è possibile generare un’intimità anche in una scena aperta, laddove le persone desiderino comunicare.
Gianluca D’Incà Levis, Borca di Cadore, 5 settembre 2015
Qui il video della performance.
Le “confessioni”
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